Venceslao, Torino, Gattinara, 1721

 SCENA XI
 
 LUCINDA con seguito e li sudetti
 
 LUCINDA
 Del sarmatico cielo inclito Giove,
295per cui la fredda Vistula è superba
 più de l’Istro e del Tebro,
 re, la cui minor gloria è la fortuna,
 quella, ch’estinto il genitor Gustavo
 di Lituania or regge
300le belle spiagge e ’l fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non ci è cui nota, o Venceslao, non sia,
 per alto affar me suo ministro invia.
 CASIMIRO
 (O dei!)
 LUCINDA
                   (L’empio si turba).
 VENCESLAO
305Di sì illustre regina,
 la cui virtù sublime
 è fregio al debil sesso, invidia al forte,
 ch’io servir possa a’ cenni è mia gran sorte.
 CASIMIRO
 Parto, o signor...
 LUCINDA
                                 Deh arresta,
310principe, i passi. A quanto
 dir mi riman, te vo’ presente.
 CASIMIRO
                                                        O inciampo.
 Costui, signor, mente l’ufficio e ’l grado.
 LUCINDA
 Io mentir, Casimiro?
 Questo che al re presento
315foglio fedel, questo dirà s’io mento. (Lucinda porge al re una lettera che sembra di credenza. Il re leggendola guarda minaccioso il figliuolo)
 CASIMIRO
 Legge e minaccia.
 VENCESLAO
                                    (O note!)
 CASIMIRO
 (Nieghisi tutto a chi provar nol puote).
 VENCESLAO
 (Che lessi?) Ah figlio, figlio! Opre son queste
 degne di te? Degne del sangue ond’esci?
320Tu cavalier? Tu prence?
 CASIMIRO
 Che fia?
 VENCESLAO
                   Prendi e rimira.
 Que’ caratteri impressi
 son di tua man? Li riconosci? Leggi;
 leggi pure a gran voce e del tuo errore
325dia principio a la pena il tuo rossore.
 CASIMIRO
 «Per quanto ha di più sacro, (Legge)
 il prence Casimiro a te promette
 la marital sua fede,
 a te, Lucinda, erede
330del regno lituano;
 e segua il cor ciò che dettò la mano».
 VENCESLAO
 Leggesti? A qual diffesa
 tua innocenza cometti?
 CASIMIRO
 Or ora il dissi. Un mentitore è questi,
335signor. Mentito è ’l grado,
 mentito il ministero. Io né giurai
 a Lucinda la fede
 né promisi imenei
 né mai la vidi o pur ne intesi.
 LUCINDA
                                                        (O dei!)
 CASIMIRO
340E perché alcun de la mendace accusa
 testimon più non resti,
 lacerato in più parti (Lacera il foglio)
 or te, foglio infedele, il piè calpesti.
 VENCESLAO
 Tant’osi?
 CASIMIRO
                    Eh, padre, credi,
345mente costui.
 LUCINDA
                            Due volte, o Casimiro,
 mentitor me dicesti. Ove t’aggrada
 a singolar tenzone
 forte guerrier per nascita e per grado
 tuo egual, che meco io trassi
350de’ lituani lidi,
 per mia bocca t’invita
 e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
 Il paragon dell’armi io non ricuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
355tu, re, ’l concedi.
 VENCESLAO
                                 Assento
 e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            Ti aspetto
 colà al cimento.
 CASIMIRO
                               Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
    Sapesti lusinghiero
 schernire un fido amor;
360ma braccio feritor
 ti punirà.
 
    Vibrar l’acciar guerriero
 non è tradir l’onor
 di semplice beltà.