Venceslao, Torino, Gattinara, 1721

 SCENA IV
 
 CASIMIRO pensoso, poi LUCINDA in spoglie virili con poco seguito
 
 CASIMIRO
90Le paterne minaccie
 sono giuste; ma invano il mio Cupido
 tentano ispaventar... Che veggio! Ahi vista!
 Né m’inganno. Ell’è dessa, ella è Lucinda;
 turbatrice odiosa
95de l’amor mio costei sen viene e seco
 avrà la fé giurata,
 rinfaccierà de l’onor suo le macchie.
 Che far poss’io? Gli affetti a lei dovuti
 mi ha rapiti Erenice. Arde più forte
100del nuovo amor la face
 e goduta beltà più non mi piace.
 Coraggioso s’attenda.
 LUCINDA
                                          In quale oggetto
 vi affissate, o miei lumi?
 CASIMIRO
 (Finger mi giovi).
 LUCINDA
                                    (O numi).
 CASIMIRO
105Stranier, che tale a queste spoglie, a questi
 tuoi compagni o custodi a me rassembri,
 e qual da miglior cielo a l’Orse algenti
 forte cagion ti trasse?
 LUCINDA
 (Non mi ravvisa). A mia gran sorte ascrivo
110che dal ciel lituano
 qui giunto appena, ove drizzai la meta,
 te incontri, eccelso prenci.
 CASIMIRO
                                                  A te, che altrove
 giammai non viddi, ove fui noto e quando?
 LUCINDA
 In Lituania, ov’ebbi
115l’alto onor d’inchinarti.
 (Ah! Quasi dissi il fier destin di amarti).
 CASIMIRO
 Qual ti appelli?
 LUCINDA
                               Lucindo.
 CASIMIRO
 L’ufficio tuo?
 LUCINDA
                            Di segretario in grado
 a Lucinda servia.
 CASIMIRO
120Lucinda?
 LUCINDA
                     Sì, l’erede
 del lituano regno.
 CASIMIRO
 Tu con Lucinda?
 LUCINDA
                                 Io con Lucinda! Io seco
 era il giorno primier che i lumi tuoi
 s’incontraro co’ suoi,
125giorno (ah giorno fatal) che in voi si accese
 scambievol fiamma. Io seco
 allor che le giurasti eterno amore
 e sol fui testimon del suo rossore.
 (Fiso mi osserva). Ommai
130ti dovria sovvenir che in bianco foglio
 la marital tua fede,
 me presente, segnasti; e me presente,
 si strinse il sacro nodo,
 si diede il casto amplesso.
135Ti dovria sovvenir ch’entro a sei lune
 tornare a lei giurasti;
 pur due volte d’allora
 compì l’anno il suo corso e non tornasti.
 (Misera!) E non ancora
140ti sovvien qual io sia,
 io che fui testimon de le sue pene,
 de’ giuramenti tuoi?
 CASIMIRO
                                         Non mi sovviene.
 LUCINDA
 Non ti sovviene? Ingrato!...
 CASIMIRO
                                                    A cui favelli?
 LUCINDA
 Così m’impose il dirti
145la tua fedel Lucinda: «E se» mi aggiunse
 «e se nulla ottener puoi da quel core,
 fa’ ch’io ’l sappia, onde fine
 abbia con la mia vita il mio dolore».
 CASIMIRO
 Quasi a pietà mi astringe.
150Fole mi narri.
 LUCINDA
                             (O son tradita o finge).
 CASIMIRO
 Ma dovunque tu venga
 e qualunque sii tu,
 parti, o Lucindo, e non cercar di più.
 
    Ti consiglio a far ritorno,
155parti, va’;
 né cercar più di così.
 
    Lungo soggiorno
 ti sarà solo
 di pianto e duolo
160cagione un dì.