Venceslao, Torino, Gattinara, 1721

 SCENA III
 
 VENCESLAO e CASIMIRO
 
 VENCESLAO
 Casimiro, cotesta
 tua superba fierezza
70vuol privar te d’un padre e me d’un figlio.
 CASIMIRO
 Del tuo poter, della mia vita, o sire,
 usa a tuo grado. Il soffrirò con questa
 che tu chiami fierezza ed è virtude;
 ma ch’un basso vassallo,
75ch’un mio servo, un Ernando
 mi sia rival, ch’ei mi contenda e usurpi
 il possesso d’un bene?
 Nol soffrirò. Sento che m’empie un core
 forte a ceder la vita e non l’amore.
 VENCESLAO
80Vedrem ciò che far possa
 mio malgrado il tuo amor. Ma sappi intanto
 che un reo vassallo arma d’un re lo sdegno
 e che pria che a te fui padre al regno.
 
    Per serbar le leggi in me (Aria)
85castigar ancora te
 da regnante io ben saprò;
 
    né sperar, benché sei figlio,
 che mutar possa consiglio,
 perché padre non sarò.