Venceslao, Roma, Bernabò, 1716 (Il Vincislao)

 SCENA IX
 
 GILDO e GERILDA
 
 GILDO
 Per seguitar la finta mia pazzia
 mi son cinta la gonna
 ma però non vorria
 che Gerilda credesse esser io donna.
1440Eccola che sen viene,
 Gildo coraggio, su, portati bene.
 La la la la va va, la la va va.
 GERILDA
 O Gildo miserabile, infelice!
 GILDO
 Olà, chi sei che qua ne vieni?
 GERILDA
                                                        Io dubito
1445che costui non m’inganni;
 lo vo’ scoprir.
 GILDO
                            Vattene via pur subito.
 GERILDA
 Uh caro Gildo mio, vieni pur qua,
 ch’io del tuo mal già sento gran pietà.
 GILDO
 La va la, va la va.
 GERILDA
1450Mi fa ancor dubitare,
 onde voglio mostrare
 che fuor di me mi porti il grave affanno
 e su l’ingannator cadrà l’inganno.
 Deh, senti, Gildo mio.
 GILDO
1455Eh Gildo non son io, Gildo è uno stolto;
 al gran seno, al bel volto ed alla gonna,
 tu non conosci ancor ch’io sono donna.
 GERILDA
 Dunque Gildo non sei?
 GILDO
                                             No, che non sono.
 GERILDA
 Ah mia gran dea perdono
1460se non t’ho conosciuta,
 quando son qui venuta,
 che m’abbagliò de’ tuoi be’ lumi il sole.
 GILDO
 Sta’ a veder che costei
 ha voltato da ver le carriole.
 GERILDA
1465Pietà, gran dea, pietà,
 rendimi Gildo mio per carità.
 GILDO
 La grazia t’è concessa
 ma Gildo a ritrovar vanne tu stessa.
 GERILDA
 
    Lo vo’ cercare
1470fin che trovare
 mi sia permesso.
 Oh quello è desso,
 t’ho da pigliare,
 no, non scappare,
1475t’ho preso già.
 
    O poverello,
 così bel bello
 pur t’ho arrivato;
 oh m’è scappato.
1480Aiuto, aiuto,
 per carità.
 
 GILDO
 Gerilda, che cos’hai?
 Omai ritorna in te,
 perché al veder sei matta più di me.
 GERILDA
1485Tu il matto solo sei, non io la matta.
 GILDO
 Orsù alziamola patta,
 ch’io già pentito sono
 di quanto t’ho ingannato
 e tu tutto mi vedrai tutto mutato.
 GERILDA
1490E la tua Elisa?
 GILDO
                             A questa
 non pensa più la testa.
 GERILDA
 Temo che tu m’inganni.
 GILDO
 S’io t’inganno, mia bella,
 to’ ch’io possa morir fra cento altri anni.
 GERILDA
1495Dunque m’ami?
 GILDO
                                 Ad amarti
 già il mio cor s’apparecchia
 e per consorte ancor ti prenderei
 ma poi penso che sei troppo...
 GERILDA
                                                         Che?
 GILDO
 Nulla, nulla, signora.
1500Dico che tu sei bella e buona robba
 ma è un peccato che sii un poco...
 GERILDA
                                                               Come?
 or via, non più parole,
 io ti vuo’ in sposo idolo mio, mio sole.
 Che risolvi?
 GILDO
                         Ho pensato e ripensato
1505ma poi risolvo e non sto più perplesso,
 io son contento e vuo’ sposarti adesso.
 GERILDA
 Oh cara gioia! Oh via facciamo i patti.
 GILDO
 Che patti? Io mi rimetto.
 E con le condizioni che ti pare,
1510purch’io possa campare,
 per mia sposa legitima t’accetto.
 GERILDA
 Quando sei mio consorte,
 in conseguenza è tua la robba.
 GILDO
 Ma non vo’ gelosia.
 GERILDA
1515Anch’io vo’ libertà
 d’andar a spasso, al gioco,
 a comedie e festini,
 in campagna, ai giardini e a la verdura.
 GILDO
 Va’ pur dove ti par che sei sicura.
 A DUE
 
1520   Oh che gusto, che gioia e contento
 in seno mi sento,
 ti ringrazio, Cupido mio caro.
 
 GERILDA
 
 Or che in sposo il mio Gildo averò.
 
 GILDO
 
 Or che in sposa Gerilda averò.
 
 GERILDA
 
1525   Idoluccio.
 
 GILDO
 
                        Mia bella sposetta.
 
 A DUE
 
 Tu sei la ricetta
 per cui quel gran male
 d’amor sanerò.