Venceslao, Roma, Bernabò, 1716 (Il Vincislao)

 SCENA XVII
 
 LUCINDA, VINCISLAO ed ERNANDO
 
 LUCINDA
 Nel dì venturo a morte!
 Perdona, o re; di Casimiro il capo
 con l’amor mio dalle tue leggi esento.
 È re di Lituania,
1055tal lo dichiaro e un re non dee
 ubbidir l’altrui leggi;
 rispetta il grado e il tuo rigor correggi.
 VINCISLAO
 Regina, ei re non era
 nel far la colpa e la sua colpa il trova
1060suddito di mie leggi;
 rispetta il giusto e l’amor tuo correggi.
 LUCINDA
 Questa è, o re, la tua fede?
 Così mi sposi al figlio?
 Casimiro mi rendi?
1065O dal figlio o dal padre
 o due volte ingannata alma infelice.
 Misera, e in che poss’io ripor più spene!
 VINCISLAO
 Della real promessa or mi sovviene.
 Regina, il pianto affrena;
1070sposo l’avrai né mancherò di fede.
 Dal duro offizio, o Ernando,
 già ti dispenso.
 ERNANDO
                               Io l’ubbidia con pena.
 LUCINDA
 Mio cor, respira.
 VINCISLAO
                                 Or vanne
 al colpevole figlio e fa’ che sciolto
1075venga alle regie nozze.
 ERNANDO
                                           Io pronto...
 LUCINDA
                                                                  Ah sire,
 all’amor mio permetti
 che nunzio io sia di lieto avviso al prence.
 VINCISLAO
 Ti si compiaccia. Andiamo.
 Darò i cenni opportuni, onde a te s’apra
1080della torre l’ingresso.
 LUCINDA
 Ma se il prence al mio amore
 persiste ingrato?
 VINCISLAO
                                  Eh non temer, regina,
 sarai sua sposa e serberò la fede.
 LUCINDA
 Lieta gode quest’alma e più non chiede.
 
1085   Corro lieta al caro bene
 a spezzar l’aspre catene
 e tornarlo in libertà.
 
    Questa prova del mio amore
 il primiero estinto ardore
1090forsi in lui risvegliarà.