Venceslao, Roma, Bernabò, 1716 (Il Vincislao)

 SCENA PRIMA
 
 Cortile.
 
 ERNANDO, poi ERENICE
 
 ERNANDO
565Non molto andrà che d’Erenice in seno
 godrà l’amico; io ’l nodo
 strinsi; affrettai; cor ebbi a farlo e ’l lodo.
 (Lagrime, non uscite).
 ERENICE
 Ernando, a cercar vengo
570nel piacer de’ tuoi lumi
 una parte del mio;
 io più volte riposi
 il mio cor nel tuo seno; io vel lasciai,
 perché quel di Alessandro in lui trovai.
 ERNANDO
575Ripigliati, Erenice,
 ripigliati il tuo core,
 ch’ei mal soggiorna in compagnia del mio;
 e per solo conforto
 mi lascia nel partir l’ultimo addio.
 ERENICE
580Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti? E tanto
 temi nella mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
 Altro temo, Erenice, altro sospiro.
 ERENICE
585Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo, lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ancor ten prego; aprimi il cor, favella.
 ERNANDO
 Sia l’ubbidirti, o bella,
590gran parte di discolpa al mio delitto;
 parli il labro e ’l confessi,
 se pure a te sinora
 non disser gl’occhi miei che il cor ti adora.
 ERENICE
 Tu scherzi o sì amoroso
595a favor d’Alessandro ancor mi parli?
 ERNANDO
 Chi può mirar quegl’occhi e non amarli?
 ERENICE
 Non è capace Ernando
 di tal viltà. Dar fede
 deggio, più che al suo labro, al suo gran core;
600fuor che di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte,
 senza desio, senza speranza t’amo...
 ERENICE
 E m’ami, alfin vuoi dirmi,
605ma col cor d’Alessandro, il mio tesoro.
 ERNANDO
 Sì sì, t’amo col suo, col mio t’adoro.
 ERENICE
 Vorresti ancor farmi adirar ma invano.
 ERNANDO
 Temono i rei la loro colpa. Io solo
 temo la mia innocenza;
610voglio esser reo né posso.
 Deh! Più credi, Erenice,
 se ’l nieghi alle mie voci, al tuo sembiante.
 ERENICE
 Vanne, ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    Per saper s’io sono amante
615basta sol per breve istante
 i miei lumi rimirar.
 
    Coi lor guardi afflitti e mesti
 sapran questi
 la mia pena palesar.