Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA XIX
 
 GERILDA nel suo abito da donna e poi GILDO
 
 GERILDA
 Lodato il ciel! Con queste vesti addosso
1360parmi d’esser un’altra.
 Ora muover mi posso,
 parmi d’esser più scaltra,
 camino assai più lesta,
 infine, infin mi piace più la vesta.
1365Ma Gildo?... Oh bene, oh bene!
 Gildo ora qua sen viene. (Vedendolo venire)
 Vo’ restare allo scuro
 e scoprirò s’egli mi sia spergiuro. (Spegne li lumi che stanno sopra il tavolino e siede sopra la sedia)
 GILDO
 Son io? O non son io?
1370Mi parve da lontano
 veder lume...
 GERILDA
                           Ah inumano! (Fingendo la voce)
 GILDO
 Saldo, saldo cor mio,
 che voce mai sentisti?
 GERILDA
 Perché mai mi feristi?
 GILDO
1375Aimè! Che questa è l’anima
 dell’ucciso Alessandro;
 meglio è partir...
 GERILDA
                                  Ah Gildo!
 GILDO
 Buona memoria! Oh come
 morto ancor si rammenta il mio bel nome!
 GERILDA
1380Vieni, ch’io sono Elisa
 che qui son stata uccisa.
 GILDO
 Elisa? Oimè! Chi è stato (Gli s’accosta)
 che t’ha così trattato?
 GERILDA
 Non so. Un certo giovin forastiero
1385che con braccio severo
 ferendo disse: «Per la destra mia
 questo colpo Gerilda a te l’invia».
 GILDO
 Ah Gerilda crudele,
 figlia d’una montagna!
1390Ma la ferita ov’è?
 GERILDA
                                   In mezzo al petto.
 GILDO
 Vien fuori sangue?
 GERILDA
                                      Tutta, oimè! mi bagna.
 GILDO
 To’, prendi il fazzoletto. (Gli dà il fazzoletto)
 La piaga è assai profonda?
 GERILDA
 Credo che per lo fianco ancor risponda.
 GILDO
1395Oh me infelice!
 GERILDA
                                Oh dio!
 GILDO
 Animo su, cor mio.
 GERILDA
 Vanne a prender un lume.
 GILDO
 Vado, ben mio; ma non morire, aspetta.
 GERILDA
 Vanne pure.
 GILDO
                          Oh Gerilda maledetta!
1400Aimè! (Va per partire e batte in un muro)
 GERILDA
                Che cosa è stato?
 GILDO
 Niente, niente; un pilastro m’ha bagiato. (Parte)
 GERILDA
 Gliel’ho fatta pulita
 e già mi son chiarita
 che ancora per Elisa ei sente amore.
1405Non saprà il traditore
 più raggiri portarmi
 e di sua infedeltà vuo’ vendicarmi. (Si cuopre il viso con il fazzoletto)
 GILDO
 Eccomi qua col lume, (Con un candeliero in mano)
 mio bellissimo nume.
1410Mostrami la ferita,
 cara, dolce mia vita;
 scuopriti il volto, Elisa, anima mia.
 GERILDA
 Il malan che ti dia. (Si scopre il volto e Gildo resta immobile con il lume in mano guardandola)
 Vedi chi Elisa io sono?
1415Son Gerilda crudele,
 figlia d’una montagna,
 Gerilda maledetta;
 non sono il tuo bel nume,
 cara, dolce tua vita,
1420non son l’anima tua, non sono Elisa.
 (Ho rabbia e pur non so tener le risa).
 Non parli? Cos’è stato?
 Vuoi veder la ferita?
 Vuoi saper s’è profonda?
1425Se versa sangue? Vuoi ch’io scopra il volto?
 Guarda, osserva crudel. (Pur ce l’ho colto).
 GILDO
 (Qui ripiego ci vuol, mi fingo stolto).
 Giove, non pensar già (A Gerilda)
 ch’io sia venuto qua,
1430che dai fulmini tuoi voglia splendore.
 GERILDA
 (Che favellar?)
 GILDO
                               Amore
 io sono e questa face
 illumina e disface ogni palazzo.
 Intendi? Intendi ancora?
 GERILDA
                                                 (Al certo è pazzo).
1435Dunque tu sei...
 GILDO
                                Sette. (Posa il candeliero in terra)
 GERILDA
 No no, non vo’ giocar; dico che tutte...
 GILDO
 Otto.
 GERILDA
             Non gioco, no; sentimi due...
 GILDO
 Quattro. Venga da ber, ch’ho guadagnato.
 GERILDA
 (Al certo è stralunato).
 GILDO
1440Paga.
 GERILDA
              Denar non ho.
 Vieni pur meco ch’io ti pagherò.
 GILDO
 
    Vengo bel bello.
 
 GERILDA
 
 (Non ha cervello).
 
 GILDO
 
 Vengo pian piano.
 
 GERILDA
 
1445Camina insano.
 
 GILDO
 
    Ma il dio d’amore
 quando è d’umore
 ballando va.
 
 GERILDA
 
    Se tu non badi,
1450certo che cadi,
 la mano qua. (Appoggiandolo)
 
    Povero Gildo!
 
 GILDO
 
 Gildo dov’è?
 Oh! Sta là in terra. (Guardando il candeliero ch’è in terra)
1455Andiamo, andiamo
 e lo preghiamo
 con parlar tosco
 che venga nosco.
 
 GERILDA
 
 Andiamo pure.
1460(Che gran pazienza!) (Intorno al candeliere che poi l’alzano)
 
 A DUE
 
    Lei mi perdoni,
 caro signore,
 faccia favore,
 con me verrà.
 
 Fine dell’atto secondo