Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA X
 
 Stanza di Casimiro con tavolino e sedia. Notte.
 
 VINCISLAO e poi GILDO
 
 VINCISLAO
 
    Deh mi lascia tormento penoso
 che il riposo
 vai togliendo da questo mio sen.
 
 Qual timore importuno
1090con larve di martiri
 mi rende in seno palpitante il core;
 e con fiero dolore,
 togliendomi dal sen la cara calma,
 spasimi ed agonie dispensa a l’alma!
 GILDO
1095Più che avanza la notte, (Con i lumi in mano che li posa sopra il tavolino)
 più temo che il padrone,
 che tutto furioso,
 torbido e minaccioso
 da me partì, non faccia la frittata,
1100onde in questo periglio...
 VINCISLAO
 Gildo, dov’è il mio figlio?
 GILDO
                                                 Io qui l’attendo.
 VINCISLAO
 Oh dio! L’alma presaga
 m’è di sventure e per Ernando io temo.
 GILDO
 Venir nol veggio ancora.
 VINCISLAO
1105Gildo, chiamisi tosto il duce Ernando.
 GILDO
 A lui vado veloce.
 (Temo anch’io l’ire d’un amor feroce). (Parte)