Venceslao, Napoli, Muzio, 1714 (Vincislao)

 SCENA XV
 
 LUCINDA con seguito e detti
 
 LUCINDA
460Del sarmatico cielo inclito Giove,
 per cui la fredda Vistula è superba
 più de l’Istro e del Tebro,
 re, la cui minor gloria è la fortuna,
 quella che, estinto il genitor Gustavo,
465di Lituania or regge
 le belle spiaggie, il fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non v’è cui nota, o Vincislao, non sia,
 per alto affar me suo ministro invia.
 VINCISLAO
470Di sì illustre donzella,
 la cui virtù sublime
 è freggio al debil sesso, invidia al forte,
 ch’io servir possa a’ cenni è mia gran sorte.
 CASIMIRO
 (O dei! Fia meglio allontanarmi).
 LUCINDA
                                                               Arresta,
475principe, i passi; a quanto
 dir mi riman, ti vo’ presente.
 CASIMIRO
                                                        (Oh inciampo!)
 Costui, signor, mente l’uffizio e ’l grado.
 LUCINDA
 Io mentir, Casimiro?
 Questo che al re presento
480foglio fedel, questo dirà s’io mento. (Lucinda porge al re una lettera che sembra di credenza, il re l’apre e leggendola guarda minaccioso il figlio)
 (L’empio si turba e impallidisce).
 VINCISLAO
                                                                (Oh note!)
 CASIMIRO
 (Nieghisi tutto a chi provar nol puote).
 VINCISLAO
 (Che lessi?) Ah figlio, figlio! Opre son queste
 degne di te? Degne del sangue, ond’esci?
485Tu cavalier? Tu prence? (Scende dal trono)
 CASIMIRO
                                               A che?
 VINCISLAO
                                                              Rimira. (Gli dà la lettera)
 Quei caratteri impressi
 son di tua man? Li riconosci? Leggi,
 leggi pure a gran voce e del tuo errore
 dia principio a la pena il tuo rossore.
 CASIMIRO
490«Per quanto ha di più sacro, (Legge)
 il prence Casimiro a te promette
 la marital sua fede,
 a te, Lucinda, erede
 del regno lituano;
495e segna il cor ciò che dettò la mano».
 LUCINDA
 (Infido cor!)
 VINCISLAO
                          Leggesti? A qual difesa
 tua innocenza commetti?
 CASIMIRO
 Or ora il dissi. Un mentitore è questi.
 Signor, mentito è ’l grado,
500mentito il ministero. Io né giurai
 a Lucinda la fede
 né vergai questo foglio
 né promisi imenei
 né mai la vidi o pur n’intesi.
 LUCINDA
                                                      (Oh dei!)
 CASIMIRO
505E perché alcun de la mendace accusa
 testimon più non resti,
 lacerato in più parti
 or te, foglio infedele, il piè calpesti. (Straccia in molte parti la carta e poi la calpesta)
 VINCISLAO
 Tant’osa?
 LUCINDA
                     Casimiro,
510mentitor me dicesti? In campo chiuso
 a singolar tenzone
 forte guerrier, per nascita e per grado
 tuo egual che meco io trassi
 da’ lituani lidi,
515per mia bocca or t’invita
 e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
 Il paragon de l’armi io non ricuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
 tu, re, il concedi.
 VINCISLAO
                                 Assento
520e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            T’aspetto
 colà al cimento.
 CASIMIRO
                               Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
    T’attendo in campo armato,
 mendace cavalier,
 ingrato amante.
 
525   Colà decida il fato,
 s’io sono menzognier,
 se tu incostante. (Parte)