Venceslao, Foligno, Campana, 1713 (Il fratricida innocente)
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Copia
SCENA XI
Camera.
GISMONDO, poi VENCESLAO
GISMONDO
La notte avanza; e ’l prence
non viene ancora, ei solo
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col suo furor rimase,
torbido, minaccioso
e rivale e geloso.
VENCESLAO
Gismondo, ov’è il mio figlio?
GISMONDO
Io qui l’attendo.
VENCESLAO
Oh dio! L’alma presaga
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m’è di sventure e per Ernando io temo.
GISMONDO
Ancor non vien.
VENCESLAO
Gismondo,
chiamasi tosto il duce Ernando.
GISMONDO
Al cenno
affretto il piè veloce.
(Temo anch’io l’ire d’un amor feroce).