Venceslao, Palermo, Cichè, 1708

 SCENA X
 
 ERENICE ed ERNANDO con ferro in mano
 
 ERENICE
 Tutta cinta è del popolo feroce
 la sarmatica regia. Ognun la vita
 chiede di Casimiro.
 Teco fra lor passai né fu chi ’l guardo
1310torvo a noi non volgesse. Ancor nel petto
 mi trema il cor.
 ERNANDO
                                Sì tosto
 si avvilisce il tuo sdegno?
 ERENICE
 No no, mora il crudele e pera il regno.
 ERNANDO
 Pera anche il re ma ’l colpo
1315esca da la tua mano.
 ERENICE
 Io svenar Venceslao!
 ERNANDO
 Sì, quelle son le regie stanze.
 ERENICE
                                                       Ernando,
 cerco vendetta e non infamia.
 ERNANDO
                                                        Il ferro,
 che dee passar nel sen del figlio, ha prima
1320in quel del padre a ripassar; che importa
 che tu ’l comandi o ’l vibri?
 ERENICE
 Come! Val tanto adunque
 d’un reo la vita?
 ERNANDO
                                 Parmi
 tutta incendio e tutt’armi
1325veder la reggia. Ahi dove andranno, dove
 l’ire a cader? Su te cadran, su te,
 misera patria e miserabil re.
 ERENICE
 Ma che dee farsi?
 ERNANDO
                                   Al sol pensarvi io tremo,
 sudo, mi agghiaccio. Io primo offeso, io primo
1330rinunzio a la vendetta e getto il ferro.
 Generosa Erenice,
 nel tuo dolor la tua cagione ascolta.
 A la patria, al monarca, a la tua gloria,
 con sì bella vendetta
1335meglio noi placherem l’ombra diletta.
 ERENICE
 Io dar perdono? Ernando...
 ERNANDO
 S’apre l’uscio real. Vanne ed implora.
 al regio piè... Vuo’ pensar meglio ancora.
 ERENICE
 
    Qual senza stella
1340la navicella
 ondeggia l’anima
 e non ha pace.
 
    Ragion disanima
 la sua vendetta,
1345pietà l’alletta,
 rigor le piace.