Venceslao, Palermo, Cichè, 1708

 SCENA V
 
 CASIMIRO e GILDO
 
 CASIMIRO
605Mie deluse speranze,
 non andrete impunite
 d’un tal rifiuto.
 GILDO
                               Appunto
 di voi, signore, in traccia or ne venia.
 CASIMIRO
 Che arrechi?
 GILDO
                           Adesso, adesso,
610che caminato ho tanto
 in cercarvi per tutto
 ch’adosso non mi trovo un pelo asciutto.
 CASIMIRO
 Che v’è di nuovo?
 GILDO
                                    Il foco
 che nutrite nel sen per Erenice
615amorzate.
 CASIMIRO
                      L’offerta d’un diadema,
 che le fece il mio amor, sprezzò l’ingrata.
 GILDO
 E lo sprezza e ne ride
 e sposa gode i desiati amplessi.
 CASIMIRO
 Come? Sposa Erenice? O dei! Ma dove?
620Quando? Con chi?
 GILDO
                                     Nella ventura notte
 si stringe il nodo ma con chi nol so.
 CASIMIRO
 Così vicina è ancor la mia sciagura?
 E certo il sai?
 GILDO
                            Poc’anzi
 da Tilla, a me germana e di Erenice
625serva fedele, il tutto intesi.
 CASIMIRO
                                                   Ah troppo
 intendesti.
 GILDO
                       È tempo...
 CASIMIRO
 È tempo sì di vendicarmi, iniqua,
 ma nel rival superbo
 te punirò.
 GILDO
                      No no, signor...
 CASIMIRO
                                                    Non più,
630parto col mio furor, tu taci il tutto.
 GILDO
 Do l’ali al piè, straggi prevedo e lutto.
 CASIMIRO
 
    D’ire armato il braccio forte
 straggi e morte
 implacabile vibrerà.
 
635   Duolmi suol che il fier rivale
 sotto a questo acciar reale
 di cader la gloria avrà.