Venceslao, Bologna, Pisarri, 1708 (Il fratricida innocente)

 SCENA II
 
 ERENICE, ERNANDO
 
 ERENICE
 Ernando, a cercar vegno
 nel piacer de’ tuoi lumi
465una parte del mio.
 ERNANDO
 Deh nol cercar, bella Erenice, addio.
 ERENICE
 Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti e tanto
 temi ne la mia vista
470d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
 Altro temo, Erenice, altro sospiro.
 ERENICE
 Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo. Lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
475Ancor ten priego. Aprimi il cor, favella.
 ERNANDO
 Sia l’ubbidirti, o bella,
 gran parte di discolpa al mio delitto.
 Parli il labbro e ’l confessi,
 se pure a te sinora
480non disser gli occhi miei che il cor ti adora.
 ERENICE
 Tu scherzi o sì amoroso
 a favor di Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
 Chi può mirar quegli occhi e non amarli?
 Ti amai dal primo istante in cui ti vidi;
485tel dissi ne l’estremo in cui ti perdo,
 quando al tuo cor nulla più manca e quando
 tutto, tutto dispera il cor di Ernando.
 ERENICE
 Dov’è virtù, dove amistade in terra,
 se la tradisce Ernando?
490Ma no, non è capace
 di tal viltà. Dar fede
 deggio, più che al suo labbro, al suo gran core.
 Fuorché di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
495ma da amico e da forte
 che non spira altri amori il tuo sembiante.
 ERENICE
 Vanne; ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
    T’ama, sì sì,
 quest’alma e t’amerà.
 
500   Ma sol d’amor sincero
 foco per te l’accende
 che serba e non offende
 le leggi d’amistà.