Venceslao, Milano, Malatesta, 1705

 SCENA XX
 
 ERNANDO
 
 ERNANDO
 Di così strani casi
 il fin qual fia? Sarà pietoso o giusto
 il real genitore?
975Temo ancor la pietà di quel gran core.
 Ma tu che pensi, Ernando? Vendicarti?
 Vendicare il tuo amico ed Erenice?
 No no, più generoso
 ti voglio, Ernando. A preservar si attenda
980l’erede a la corona, il figlio al padre.
 A l’ombra di Alessandro
 diam lagrime, non sangue. Andiam gli sdegni
 a placar di Erenice.
 In sì nobili sensi
985l’alma s’impieghi e a l’amor suo non pensi.
 
    Se virtude al cor mi parla,
 a lei volgo il pensier mio
 ed ho l’alma in libertà.
 
    Degli affetti del mio core,
990il più forte è sol l’onore
 e di gloria il bel desio
 d’ogni amor trionferà.
 
 Ballo di scultori che lavorano l’urna e termina l’atto secondo.