Venceslao, Milano, Malatesta, 1705

 SCENA VI
 
 GISMONDO
 
 GISMONDO
 Io mi credea che di Erenice al nodo
610sciolto cadesse e infranto
 quello di Casimiro; e nel suo core
 credei servir, Lucinda, al tuo dolore.
 Ma in lui la grave offesa
 risveglia l’ire e non ammorza il foco.
615Disprezzo il fa costante;
 più feroce ei divien, non meno amante.
 
    Dovea di amor geloso
 le furie io più temer.
 
    Nel sangue egli ha riposo,
620ne’ mali egli ha piacer.