Venceslao, Milano, Malatesta, 1705

 A CHI LEGGE
 
    Lo stesso argomento ch’io tratto, verso la metà del secolo scorso, fu trattato da monsieur Rotrou, i cui dramatici componimenti gli acquistarono su’ teatri francesi non poca riputazione, prima che Pier Cornelio, il gran tragico della Francia, innalzasse questa spezie di poema a quel più alto punto di perfezione e di gloria a cui potesse arrivare. Questa tragicomedia fu poscia elegantemente trasportata nella nostra favella da nobilissimo e dottissimo cavaliere, la cui modestia avrà di certo compiacimento ch’io non ne pubblichi il nome, al più alto segno di ammirazione, di ossequio da me riverito. La rappresentazione, che dipoi se ne fece, diede a conoscere che non è sì guasto in Italia, come alcuni si sognano, quel miglior gusto che tanto di là da’ monti si onora. Ciò che del mio vi abbia aggiunto e ciò che del suo ne abbia tratto ne sarà facile agli studiosi il rincontro, con sicurezza che all’esemplare daranno la lode, se all’imitazione ricuseranno il compatimento.
    Di alcune cose, che ho poste nel drama, non istimo superfluo il render ragione, non tanto per altrui soddisfazione che per propria discolpa. Mi è convenuto il far Lucinda regina di Lituania. Tutti i geografi sanno che questa provincia ha ’l titolo di granducato. Chi leggerà tuttavolta i Frammenti storici di Micalone Lituano troverà ch’ella anticamente fu regno e che Minduvago suo dominante vi ottenne il titolo regio. Jacopo Augusto Tuano asserisce che come la Moscovia per la unione di molti stati fu detta granducato, così la Lituania per la sovranità che i suoi principi, da ogni altro già indipendenti, avevano su molte provincie, ottenne lo stesso titolo. Ora se l’una del carattere di czar onora i suoi sovrani, non è sconveniente l’appropriare la dignità di re a quelli della seconda.
    So veramente che la Polonia è regno elettivo, non successivo; onde a taluno la coronazione di Casimiro parerà inverisimile in un regno dove il regnante non ha il potere di nominare alla successione il figliuolo. Quest’ordine però non si mantenne come al presente, nell’antico governo della Polonia. L’esser figliuolo del re difunto era un gran titolo per salire sul trono. Vi voleva un gran demerito o nell’una parte o nell’altra per esserne escluso. L’autorità regia si avvicinava alla monarchia; anzi racconta Gioachino Pastorio nel suo Floro polonico che il re Piasto vivendo chiamò a parte dell’assoluto comando il figliuol Zemovito che dipoi gli successe. Aggiungo che la coronazione di Casimiro non è fatta dal padre, se non dopo le acclamazioni universali, e che quell’atto n’ebbe dipoi la conferma.
    Il cangiamento che si fa d’improvviso nello spirito di Casimiro dopo l’involontario fratricidio né repugna a’ dettami della morale né agl’insegnamenti della poetica. Difficilmente, egli è vero, un pessimo diventa ottimo. A’ sommi vizi ed alle somme virtù non si va che per gradi. Pure alle volte la ragione ravveduta, un pericolo imminente di morte, un orrore violento ha cagionato simili effetti. Oltre ciò tutti i delitti di Casimiro, a ben cosiderarli, nascono da un disordinato appetito, mozione la più facile a ricomporsi negli animi giovanili, principalmente quando ella impegni o in mali non anzi previsti o in misfatti non conceputi.
    Si sono dovute mutare alcune arie a piacere de’ signori attori, per le quali già avevano la musica di lor genio; e queste non sono dell’autore.