Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 SCENA XII
 
 VINCISLAO e poi CASIMIRO
 
 VINCISLAO
 E pur cresce nel seno (Siede e ha vicino un tavolino)
 e l’affanno e ’l timor; qual notte è questa
 in cui sognansi orrori ad occhi aperti?
 Cor di re, cor di padre,
705qual acciar ti trafigge? E qual gran male
 tutto gelar fa nelle vene il sangue?
 Il supplizio de’ rei
 prova quest’alma; e in che v’offesi, o dei? (Casimiro entra con stile insanguinato)
 CASIMIRO
 
    Dolci brame di vendetta,
710già la vittima cadé. (Vuol posar lo stile e vede il padre)
 
 VINCISLAO
 Sparite, o della mente
 torbide larve... Figlio...
 CASIMIRO
                                            Padre... (O stelle!)
 VINCISLAO
 Che acciaro è quel? Che sangue
 ne stilla ancor? Qual colpo
715mediti e qual facesti?
 Che orror, che turbamento
 ti sparge il volto?
 CASIMIRO
                                  (Ah, che dirò?)
 VINCISLAO
                                                                Rispondi.
 CASIMIRO
 Signor...
 VINCISLAO
                   Parla.
 CASIMIRO
                                Poc’anzi...
 andai... Venni... L’amore...
720Lo sdegno... (Una nell’altra
 mancan le voci. Attonito rispondo).
 Nulla, o padre, dir posso e mi confondo.
 VINCISLAO
 Gran timido è un gran reo;
 errasti, o figlio, e gravemente errasti.
725Ragion mi rendi, ah, di quel sangue.
 CASIMIRO
                                                                    Questo...
 Prepara pur contro il mio sen, prepara
 le più atroci vendette,
 questo (il dirò) del mio rivale è sangue,
 sangue è d’Ernando.
 VINCISLAO
                                        O dei!
730Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                    Ed io,
 io ne fui l’omicida.
 VINCISLAO
 Perfido, Ernando è morto?
 CASIMIRO
                                                   E ragion n’ebbi.
 VINCISLAO
 Di svenarmi in quel core
 ragione avesti? Barbaro, spietato,
735tu pur morrai. Vendicherò...