Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 SCENA VIII
 
 CASIMIRO con seguito e detti
 
 CASIMIRO
575E vita ed innocenza
 affidata al mio braccio è già sicura.
 LUCINDA
 Impotente è l’ardire in alma impura.
 VINCISLAO
 
    S’errasti, o figlio,
 il tuo periglio
580sta nel tuo cor.
 
    Non del guerriero
 l’acciaro invitto
 ma ’l tuo delitto
 ti dia timor. (Va a sedere in trono. Lucinda segue)
 
 LUCINDA
585O tu, che ancor non veggio
 qual ti debba chiamar, nemico o amico,
 possibil fia ch’espor tu voglia al fiero
 sanguinoso cimento e fama e vita?
 E ingiusto sosterrai la tua mentita?
590Dimmi, di’, Casimiro. Ignoto il volto
 t’è di Lucinda e ’l nome?
 Fede non le giurasti?
 Amor non promettesti? E dir tu ’l puoi?
 Tu sostener? Scuotiti alfin. Ritorni
595la perduta ragion. Già per mia bocca
 l’amorosa Lucinda or sì ti dice.
 
    Cara parte di quest’alma,
 torna, torna a consolarmi.
 Sposo amato...
 
 CASIMIRO
 
                              All’armi, all’armi.
 
 LUCINDA
 
600   Traditore, più che amore
 brami piaghe e vuoi svenarmi?
 
 CASIMIRO
 
 All’armi, all’armi.
 
 LUCINDA
 Dunque all’armi, spergiuro,
 seguasi il tuo furor.
 CASIMIRO
                                      Sei tu quel forte
605campion che a darmi morte
 sin dal ciel lituan teco traesti?
 LUCINDA
 Io quegli sono e meco
 ho la ragion dell’armi,
 meco i numi traditi,
610la fede vilipesa, i tuoi spergiuri.
 Su, stringi il ferro; e temi
 le piaghe che ricevi
 ma più quelle che fai. Più del tuo sangue
 temi il mio sangue e sia
615il tuo rischio maggior la morte mia.
 Ma che dissi mia morte?
 La tua, la tua vogl’io, perfido, all’armi.
 Ben saprà quest’acciaro
 a quel core infedel farsi la strada.
 CASIMIRO
620(Io volgerò contro costei la spada?) (In atto di partire, Lucinda lo trattiene)
 LUCINDA
 No no, da questo luogo ad armi asciutte
 non uscirem.
 CASIMIRO
                           (Corre all’occaso il sole
 e in braccio ad Erenice Ernando è atteso).
 LUCINDA
 Che fai? Che miri? Omai
625o ti difendi o ti trafiggo inerme.
 CASIMIRO
 Pugnisi al nuovo giorno.
 LUCINDA
 No no, pugna or volesti e pugna or voglio.
 Tu dei cadervi od io.
 CASIMIRO
 Tolgasi quest’inciampo all’amor mio.
630Sei vinto ed è il tuo torto (Si battono e al primo colpo cade la spada a Lucinda)
 chiaro agli occhi del padre, a quei del mondo.
 LUCINDA
 Hai vinto, o vil, ma generoso e forte
 nelle perdite mie restami il core.
 Forse de’ tuoi trionfi
635non godrai lungamente, o traditore.
 Tutte armate a tuo danno
 le lituane spade empier di stragi
 questa reggia sapranno;
 e tu, principe indegno,
640piangerai la tua sorte
 senz’onor, senza fede e senza regno.
 VINCISLAO
 Sì temerario!
 CASIMIRO
                            Ascolta
 quanto audace è costui.
 LUCINDA
 Di temerario a torto
645mi tacci, o re; la mia ragione, il giusto
 parlan su questo labro e se tu nieghi
 di vendicarmi, io stessa
 farò le mie vendette; ho avvezza anch’io
 la fronte alle corone, il piede al trono,
650so punir, so regnar, Lucinda io sono.
 VINCISLAO
 Lucinda? (Scendendo dal trono)
 CASIMIRO
                      Eh padre, un mentitore è desso.
 Mentì già il grado ed or mentisce il sesso.
 Dona a lui quella fede
 che doni alle menzogne, il braccio mio
655tali le dichiarò. Regina, addio.