Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 SCENA III
 
 CASIMIRO e detti
 
 CASIMIRO
 Felice incontro. Arresta,
 bella Erenice, il piede;
 quel che ti vedi inante,
480non è più Casimiro,
 quell’importuno e quel lascivo amante.
 Egli è ’l prence e l’erede
 del polonico scettro,
 tuo amator ma pudico e che destina
485te al suo regno e al suo amor moglie e regina.
 ERENICE
 Come? Tu, Casimiro, erede e prence
 del polonico scettro,
 chiedi in moglie Erenice, il vile oggetto
 dell’impuro tuo affetto?
 CASIMIRO
490Sì, principessa, a quella fiamma, ond’arsi,
 purgai quanto d’impuro avea nell’alma.
 ERENICE
 Vane lusinghe. Io veggio
 ancora in te quell’amator lascivo,
 dell’onor mio nemico,
495non per virtù ma per furor pudico.
 CASIMIRO
 S’errai, fu giovinezza e non disprezzo.
 ERENICE
 E s’io t’odio, è ragione e non vendetta.
 CASIMIRO
 Cancella il pentimento ogni gran colpa.
 ERENICE
 Macchia d’onor non mai si terge e spesso
500insidia è ’l pentimento.
 CASIMIRO
 Sarai mia sposa.
 ERENICE
                                 Io, Casimiro?
 CASIMIRO
                                                            E meco
 tu regnerai felice.
 ERENICE
 Non troverai Lucinda in Erenice.
 
    Armerò di sdegno il core,
505non avrò che crudeltade;
 
    né sperar da me pietade,
 menzognero, ingannatore.