Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 SCENA II
 
 ERENICE e detti
 
 ERENICE
415Ernando, a cercar vengo
 nel piacer de’ tuoi lumi
 una parte del mio.
 Io più volte riposi
 il mio cor nel tuo seno, io vel lasciai,
420perché quel d’Alessandro in lui trovai.
 ERNANDO
 Ripigliati, Erenice,
 ripigliati il tuo core,
 ei mal soggiorna in compagnia del mio;
 e per solo conforto
425mi lasci nel partir l’ultimo addio.
 ERENICE
 Che? Un ingiusto divieto
 tanto rispetti? E tanto
 temi nella mia vista
 d’irritar Casimiro?
 ERNANDO
430Altro temo, Erenice; altro sospiro.
 ERENICE
 Che mai?
 ERNANDO
                     Già nel mio core
 son reo. Lascia che almeno
 nel tuo viva innocente.
 ERENICE
 Ancor ten prego. Aprimi il cor, favella.
 ERNANDO
435Sia l’ubbidirti, o bella,
 gran parte di discolpa al mio delitto.
 Parli il labro e ’l confessi,
 se pure a te sinora
 non disser gli occhi miei che il cor t’adora.
 ERENICE
440Tu scherzi o sì amoroso
 a favor d’Alessandro ancor mi parli.
 ERNANDO
 Chi può mirar quegli occhi e non amarli?
 T’amai dal primo istante in cui ti vidi;
 tel dissi nell’estremo in cui ti perdo,
445quando al tuo cor nulla più manca e quando
 tutto, tutto dispera il cor d’Ernando.
 ERENICE
 Dove è virtù, dove amistade in terra,
 se la tradisce Ernando?
 M’attendevi tu sposa
450per più offender l’amico?
 Per più macchiar... Ma dove,
 dove il furor mi spinge e mi trasporta?
 Non è capace Ernando
 di tal viltà. Dar fede
455deggio, più che al suo labro, al suo gran core;
 fuor che di gloria, egli non sente amore.
 ERNANDO
 Non sento amor? T’amo, Erenice, t’amo
 ma da amico e da forte,
 senza desio, senza speranza t’amo...
 ERENICE
460E m’ami, alfin vuoi dirmi,
 ma col cor d’Alessandro, il mio tesoro.
 ERNANDO
 Sì sì, t’amo col suo, col mio t’adoro.
 ERENICE
 Vorresti ancor farmi adirar ma invano.
 ERNANDO
 Temono i rei la loro colpa, io solo
465temo la mia innocenza,
 voglio esser reo né posso.
 Deh, più credi, Erenice,
 se ’l nieghi alle mie voci, al tuo sembiante.
 ERENICE
 Vanne. Ti credo amico e non amante.
 ERNANDO
 
470   Parto amante e parto amico,
 che non nuoce amor pudico
 alla fede, all’amistà.
 
    Se nol credi o te n’offendi,
 poco intendi
475la fortezza di quest’alma,
 il poter di tua beltà.