Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 SCENA XV
 
 LUCINDA con seguito e detti
 
 LUCINDA
 Del sarmatico cielo inclito Giove,
 per cui la fredda Vistula è superba
 più dell’Istro e del Tebro,
 re, la cui minor gloria è la fortuna,
340quella, ch’estinto il genitor Gustavo
 di Lituania or regge
 le belle spiagge, il fertil suol, Lucinda,
 a te, la cui gran fama
 non v’è cui nota, o Vincislao, non sia,
345per alto affar me suo ministro invia.
 CASIMIRO
 (O dei!)
 LUCINDA
                   (L’empio si turba).
 VINCISLAO
 Di sì illustre regina,
 la cui virtù sublime
 è fregio al debol sesso, invidia al forte,
350ch’io servir possa a’ cenni, è mia gran sorte.
 LUCINDA
 Per quanto ha di più sacro,
 il prence Casimiro
 a Lucinda promise
 la marital sua fede,
355or la real consorte
 di girne è risoluta
 o sposa al trono o vendicata a morte.
 VINCISLAO
 E tanto è vero? (A Casimiro)
 CASIMIRO
                                Un mentitore è questi,
 signor; mentito è il grado,
360mentito il ministero. Io né giurai
 a Lucinda la fede
 né promisi imenei
 né mai la viddi o pur ne intesi.
 LUCINDA
                                                           O dei!
 VINCISLAO
 Ah figlio.
 LUCINDA
                    Casimiro,
365mentitor me dicesti; ove t’aggrada
 a singolar tenzone
 forte guerrier per nascita e per grado
 tuo egual, che meco trassi
 da’ lituani lidi,
370per mia bocca or t’invita
 e tua pena sarà la tua mentita.
 CASIMIRO
 Il paragon dell’armi io non recuso.
 LUCINDA
 Anzi che cada il sole,
 tu, re, il concedi.
 VINCISLAO
                                 Assento
375e spettatore io ne sarò.
 LUCINDA
                                            T’aspetto
 colà al cimento.
 CASIMIRO
                               Ed io la sfida accetto.
 LUCINDA
 
    Sapesti lusinghiero
 schernire un fido cor;
 ma braccio feritor
380ti punirà.
 
    Vibrar l’acciar guerriero
 non è tradir l’onor
 di semplice beltà.