Venceslao, Firenze, Vangelisti, 1704 (Vincislao)

 LO STAMPATORE CHI LEGGE
 
    Questo medesimo argomento verso la metà del secolo scorso fu trattato da monsieur Rotrou, scrittore francese di molta fama, prima che Pietro Cornelio, il gran tragico della Francia, innalzasse questa specie di poema a quel più alto segno di perfezione a cui potesse arrivare; e non ha poi molto che questa tragicommedia fu trasportata nella nostra favella da nobilissimo e dottissimo cavaliere e tu (o cortese leggitore) ne vedesti la rappresentazione con gran diletto sulle scene di Firenze. Ciò che il virtuosissimo signor Apostolo Zeno, che l’ha ridotta in drama, vi abbia aggiunto e ciò che ne abbia tratto da Rotrou ne sarà facile alli studiosi il rincontro, andando per le mani d’ogni dilettante e l’esemplare della prima traduzione e quello del drama, in cui potran pure vedersi li motivi che l’hanno obbligato a chiamar Lucinda regina di Lituania ed altre sue dichiarazioni che qui non è a proposito di replicare. È bensì necessario a sapersi che il teatro di Firenze non essendo capace delle magnificenze che si praticano in quelli di Venezia, è indispensabile ridurre li drami all’esigenza di esso. Gli attori pure essendo diversi e ciò che torna bene all’uno non accomodandosi all’altro, particolarmente nell’arie è stato forza ammettervi qualche piccola mutazione, a cui molto ancora hanno cooperato gli accidenti impensati occorsi in quest’anno nel maneggio dell’opere. Peraltro vi fu disegno di rapportarsi interamente all’intenzione del signor Apostolo e nel distribuire le parti, venuta la necessità d’allontanarsene in alcuna piccola circostanza, fu praticato tutto il rispetto che si doveva alla sua perfettissima composizione. Li versi poi che nell’esemplare di Venezia si vedevano segnati " e che qui pure non si recitano, mi son fatto lecito il tralasciargli in questa stampa per maggior facilità del leggitore, giacché non deformano il drama e ognuno che lo desideri può vederli nella stampa di Venezia fatta sotto gli occhi dell’autore. Tanto ho stimato bene l’avvisarti per tua notizia e per mia discolpa, facendoti noto ancora che le parole numi, deità, fato, eccetera sono le consuete espressioni de’ componimenti poetici, non sentimenti di cuore e di penna che si protesta cattolica.