Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703

 SCENA III
 
 CASIMIRO solo incatenato
 
 CASIMIRO
 Ove siete? Che fate,
 spirti di Casimiro? Io di re figlio,
 io di più regni erede,
1135io tra marmi ristretto? Io ceppi al piede?
 
    Dure ritorte,
 con braccio forte
 vi scoterò,
 vi spezzerò.
1140Vuole il padre ch’io mora, ahi! che farò?
 
 Ch’io mora? È tanto grave il mio delitto?
 Ah sì! Per me cadde il fratel. Ma cadde
 senza colpa del core.
 Volea morto il rival, ne ha colpa amore.
1145Amor, sì sì, tu solo
 se’ mia gran colpa. O di Erenice, o troppo
 bellezze a me fatali, io vi detesto.
 Son misero, son reo, son fratricida,
 perché vi amai. Sono spergiuro ancora,
1150spergiuro ed empio a chi fedel mi adora.
 
    Ombre squallide, furie di amor,
 su venite, tormentate,
 lacerate questo cor.
 
    Date morte... Ah no! Fermate
1155e lasciate
 tanto solo a me di vita
 che dir possa lagrimando:
 «Cara sposa fedele, io ti ho tradita».