Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703
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SCENA X
GISMONDO
GISMONDO
Io mi credea che di Erenice al nodo
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sciolto cadesse e infranto
quello di Casimiro; e nel suo core
credei servir, Lucinda, al tuo dolore.
Ma in lui la grave offesa
risveglia l’ire e non ammorza il foco.
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Disprezzo il fa costante;
più feroce ei divien, non meno amante.
Dovea di amor geloso
le furie io più temer.
Nel sangue egli ha riposo;
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ne’ mali egli ha piacer.
Fine dell’atto secondo