Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703

 SCENA VIII
 
 ERENICE, poi CASIMIRO
 
 ERENICE
 S’è ver che t’ami Ernando,
 mia beltade, i’ compiango i tuoi trionfi.
580Fuor del mio sposo, ogn’altra
 tua vittoria detesto, ogn’altro onore;
 né ti chiedo trofei dopo il suo core.
 CASIMIRO
 Felice incontro. Arresta,
 bella Erenice, il piede.
585Quel che ti vedi inante
 non è più Casimiro,
 quell’importuno e quel lascivo amante.
 Egli è ’l prence, è l’erede
 del polonico scettro,
590tuo amator ma pudico e che destina
 te al suo regno e al suo amor moglie e regina.
 ERENICE
 Come? Tu, Casimiro, erede e prence
 del polonico scettro,
 chiedi in moglie Erenice, il vile oggetto
595de l’impuro tuo affetto?
 CASIMIRO
 Sì, principessa, a quella fiamma, ond’arsi,
 purgai quanto d’impuro avea ne l’alma.
 T’amo sposa; rispetto
 il tuo merto, il tuo sangue e gli avi tuoi,
600cui re fe’ ’l grado o la fortezza eroi.
 ERENICE
 Vane lusinghe. Io veggio
 ancora in te quell’amator lascivo,
 de l’onor mio nemico,
 non per virtù ma per furor pudico.
 CASIMIRO
605S’errai, fu giovanezza e non disprezzo.
 ERENICE
 E s’io t’odio, è ragione e non vendetta.
 CASIMIRO
 Cancella un pentimento ogni gran colpa.
 ERENICE
 Macchia di onor non mai si terge; e spesso
 insidia è ’l pentimento.
 CASIMIRO
610L’offerta d’un diadema
 l’onte ripara.
 ERENICE
                           Il trono
 teco mi saria scorno e non grandezza.
 CASIMIRO
 Sarai mia sposa.
 ERENICE
                                 Io, Casimiro?
 CASIMIRO
                                                            E meco
 tu regnerai felice.
 ERENICE
615Non troverai Lucinda in Erenice.
 
    Non credo a quel core
 che sempre ingannò.
 
    Ad altro sembiante
 rivolgi il tuo amore.
620Di un facile amante
 fidarmi non so.