Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703

 SCENA VI
 
 ERNANDO
 
 ERNANDO
 Non molto andrà che di Erenice in seno
 godrà l’amico. Io ’l nodo
 strinsi; affrettai; cor ebbi a farlo; e ’l lodo.
485Lagrime, non uscite.
 Misero son ma ’l volli.
 Del più caro de’ beni
 virtù mi priva e non fortuna. Resta
 la perdita a mirarne ad occhio asciutto.
490Tardo ora è ’l pianto; il darlo
 non giova; e invidia ei può parer, non lutto.
 
    Mio cor piagato,
 cor sventurato,
 il sangue in lagrime
495non dei versar.
 
    In sì ria sorte,
 sarai men forte,
 non meno misero
 col lagrimar.