Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703
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Copia
SCENA IV
CASIMIRO e GISMONDO
GISMONDO
Con avviso impensato
t’inchino, o prence.
CASIMIRO
O mio fedel Gismondo.
GISMONDO
Del lituano scettro
100
l’illustre principessa...
CASIMIRO
Che fia?
GISMONDO
Colei che amasti alor che fummo
stranieri in quella corte...
CASIMIRO
Rimembranze noiose.
GISMONDO
Lucinda...
CASIMIRO
È morta forse?
GISMONDO
105
Giunta è poc’anzi.
CASIMIRO
O dei! Lucinda?
GISMONDO
Io stesso
la vidi in viril manto,
mentito il sesso e co’ suoi fidi a canto.
CASIMIRO
Turbatrice odiosa
de l’amor mio, costei sen viene e seco
110
avrà la fé giurata,
rinfaccierà de l’onor suo le macchie,
i promessi imenei,
chiamerà nel suo pianto uomini e dei.
GISMONDO
E tu?
CASIMIRO
Che far poss’io?
115
Gli affetti a lei dovuti
mi ha rapiti Erenice. Arde più forte
del nuovo amor la face
e goduta beltà più non mi piace.
GISMONDO
Vedi; ella viene.
CASIMIRO
Osserverò s’è dessa.
GISMONDO
120
(Misera principessa!)
(Si ritirano in disparte)