Venceslao, Venezia, Albrizzi, 1703

 Illustrissimo ed eccellentissimo signore, signore e padrone colendissimo,
    due rari avvantaggi, ed i più ragguardevoli ch’io sapessi desiderarmi, ha sortito il drama ch’io le offerisco, l’uno che nelle private sue recite vostra eccellenza lo abbia onorato del suo generoso compatimento, l’altro che nella pubblica sua comparsa gli abbia conceduto il singolar privilegio del suo autorevole patrocinio. Non sono però a tal segno ambizioso che in due sì eminenti fortune io piuttosto non riconosca un effetto di quella somma bontà, che adorna la grand’anima di vostra eccellenza, che in esso lui un qualche merito che degno il renda della sua approvazione. Egli è troppo elevato il suo intendimento, perché non v’abbia ravvisati di prima vista i difetti; e troppo è illustre la sua condizione, perché questo componimento se le possa accostare con sicurezza. Ei nondimeno ha potuto non dispiacerle, perché vostra eccellenza lo ha riguardato nella guisa appunto che il raggio riflette anche sulle cose men nobili per illustrarle; ed ha voluto esserne il protettore, perché alla sua debolezza servisse di più gloria la protezione. E ben di lei ho gran ragione d’insuperbirmi, non tanto perché il gran nome della Rangona famiglia esigge da chi che sia l’ammirazione e ’l rispetto né v’ha persona che pienamente non sappia essere in lei ereditarie per tanti secoli la virtù e la fortuna, nascer gemella alla chiarezza del sangue la grandezza dell’animo e scemar quasi le dimestiche glorie e di lustro e di merito nella successione di tanti eroi, quanto perché in ogni tempo è stata una particolare attenzione de’ suoi famosi antenati il prendere in lor custodia le lettere e principalmente le muse italiane che, sforzandosi a retribuire il benefizio con lodi, resero nello stesso tempo l’onore che ricevettero. E senza che ne’ tempi dalla memoria degli uomini più lontani io vada a ricercarne gli esempli, basterà il ricordar solamente il nome del padre di vostra eccellenza, il marchese Guido, la cui gran mente, dopo aversi impiegata negli affari più importanti del principe e della patria, si è più volte compiaciuta nelle teatrali magnificenze; e quando per rispetto le muse non osavano di sollevarsi persino a lui, la sua bontà lo faceva discender persino a loro. Qual maraviglia è pertanto, se queste incomparabili doti, che portano una chiara eredità nel suo sangue, sieno anche divenute un singolare ornamento dell’animo di vostra eccellenza e che di lor possa dirsi, come dell’acque del Nilo che, per quanto si allontanino dalla loro sorgente, mantengono nel loro corso la fecondità e la chiarezza? Io son certo che a questo passo la sua somma moderatezza, virtù che alle altre sue qualità più eccellenti dà risalto col ricoprirle, al contrario della luce che coll’illustrare gli oggetti più gli abbellisce, mi permetterà che di vantaggio non mi stenda su lodi che le dispiaciono, tutto che ben sappia di meritarle. Dopo questa permissione, mi avanzerò coraggioso a dimandarnele un’altra e sia quella di potermi con tutto il rispetto pubblicare di vostra eccellenza umilissimo, divotissimo, obbligatissimo servitore.
 
    Apostolo Zeno