Temistocle, Vienna, Cosmerovio, 1701

 SCENA IV
 
 TEMISTOCLE e detti
 
 TEMISTOCLE
 Sire, de’ tuoi soldati entro del core
380si è diffuso il tuo amore.
 Fuggo da’ loro applausi e a te qui giungo.
 ARTASERSE
 E opportuno ci giungi.
 Sediamci. (Amici or m’arridete, o fati). (Si portano tre sedie. Artaserse siede nel mezzo, Palmide alla destra e Temistocle alla sinistra)
 PALMIDE
 (Consolate speranze).
 TEMISTOCLE
                                          (Occhi adorati).
 ARTASERSE
385Temistocle, finora
 è minor quanto feci
 di tua virtù. Vo’ che tu meglio intenda
 quanto t’ami e ti apprezzi il cor reale.
 TEMISTOCLE
 Ciò che ti devo è al tuo poter già eguale.
 ARTASERSE
390Ciò che ti diedi ogn’altro,
 che abbia scettro minor, darti potea.
 Più ti deve Artaserse e già tel rende.
 PALMIDE
 (Gioie eterne del cor, chi ben v’intende?)
 ARTASERSE
 Ecco Palmide, o duce;
395ella ad Idaspe è figlia,
 che fu a Serse germano, a me fu zio.
 TEMISTOCLE
 (Qual sia lo sai, cor mio).
 ARTASERSE
 Ma ’l minor de’ suoi vanti è ’l regal sangue;
 qui vedi, in questo punto
400io t’offro la sua destra, ella il suo core.
 Tua la rende la gloria.
 PALMIDE
                                          (E tua l’amore).
 ARTASERSE
 Ella sia tua consorte.
 TEMISTOCLE
 Oh ciel! Per sì gran sorte
 son fra’ re? Son fra’ numi? Ah lascia, o sire, (Si leva d’improviso, s’inginocchia e bacia la mano ad Artaserse)
405che a’ piedi tuoi su la real tua mano
 bacio di gioia e di rispetto imprima.
 ARTASERSE
 Sorgi. Così gli eroi virtù sublima.
 TEMISTOCLE
 Principessa, a me basta
 l’onor d’esser tuo servo. A te si deve
410altra sorte, altro sposo.
 Di Temistocle il core è picciol regno.
 PALMIDE
 Quel che approva Artaserse, è già ’l più degno
 TEMISTOCLE
 Dopo Palmide, ancora
 lieto non son; chi ’l crederebbe? Il meglio
415manca a la grazia.
 ARTASERSE
                                    Parla;
 qual è?
 TEMISTOCLE
                 La gloria aver del meritarla.
 ARTASERSE
 Facciasi per tua pace; ecco ti chiedo (Fa cenno a Temistocle che di nuovo si assida e Temistocle ubbidisce)
 la tua, la mia vendetta. Abbiam nemici.
 È vantaggio commun la lor ruina.
420Dal tuo valor l’attendo.
 Ti chiedo un benefizio e in un tel rendo.
 TEMISTOCLE
 Più non si tardi. E dove,
 dove ho da volger l’ire?
 Qual rubel dee punirsi?
425Qual nemico domar? Qual mi conviene
 strugger misera terra,
 ostil sangue versar?
 ARTASERSE
                                       Quello di Atene.
 TEMISTOCLE
 Quello?...
 ARTASERSE
                     Sì, quel di Atene.
 Empia gente, a te ingrata, a me nemica.
430Gente rea de’ tuoi mali e de’ miei sdegni.
 Là, perso duce e cittadino offeso,
 l’armi e i colpi rivolgi e falle, invitto,
 il gastigo sentir del suo delitto.
 TEMISTOCLE
 Tutto ristringo in brevi accenti il core.
435Signor, mia patria è Atene.
 ARTASERSE
 La patria al saggio è dove trova il bene.
 TEMISTOCLE
 Il retto oprare è ’l vero ben del saggio.
 ARTASERSE
 Ingiusto è forse il vendicarsi?
 TEMISTOCLE
                                                        È vile.
 ARTASERSE
 La sconoscenza è più viltà.
 TEMISTOCLE
                                                  Non ponno
440i benefizi tuoi
 o trovarmi un ingrato o farmi un empio.
 ARTASERSE
 (O fermezza!)
 TEMISTOCLE
                             (O destino!)
 PALMIDE
                                                      (O core, o esempio!)
 ARTASERSE
 Ami Atene anco ingrata?
 TEMISTOCLE
                                                Io le son figlio.
 ARTASERSE
 Ti scacciò dal suo core.
 TEMISTOCLE
                                            E ’l mio posside.
 ARTASERSE
445Vuol rapirti la vita.
 TEMISTOCLE
                                      E a me la diede.
 ARTASERSE
 Dunque un don mi ricusi?
 TEMISTOCLE
                                                   È mia sventura. (Artaserse parla più risoluto e Temistocle si leva)
 ARTASERSE
 Nulla mi devi?
 TEMISTOCLE
                              Tutto,
 fuorché la gloria mia.
 ARTASERSE
                                          Rendimi, ingrato,
 l’amistà che ti diedi.
 TEMISTOCLE
450Un dono di virtù, virtù mi toglie.
 ARTASERSE
 Rendimi il grado eccelso.
 TEMISTOCLE
                                                Il frutto e l’uso
 esser dovea tua gloria e non mia colpa.
 ARTASERSE
 Palmide ancor mi rendi.
 TEMISTOCLE
 Palmide? Oh dio! (Che sento?
455Patria! Amor! Gratitudine! Tormento!)
 PALMIDE
 (Sol la perdita mia fa ’l suo spavento).
 ARTASERSE
 Temistocle, a’ miei doni
 questo si aggiunga, un util tempo e breve. (Si leva e seco Palmide ancora)
 Vuol la Grecia il tuo sangue; io voglio il suo.
460Un rifiuto è tua morte;
 un assenso è tua sorte.
 Nel momento fatal, ch’è dono mio,
 pensa e risolvi. Addio.
 
    Addio, pensa e poi risolvi.
465Signor sei de la tua sorte;
 
    sciegli vita o sciegli morte;
 ti condanna o pur ti assolvi.