Temistocle, Vienna, Cosmerovio, 1701

 SCENA VII
 
 TEMISTOCLE, CLEARCO
 
 TEMISTOCLE
 Clearco... Ah no, dir volli amico; e ’l tacqui,
 per risparmiarti ancora
 un rossor ch’è tormento.
 CLEARCO
                                               (Il duol m’accora).
 TEMISTOCLE
 Ciò che udii, ciò che vidi
210è possibile mai? Ch’esule io sia
 ad Atene non basta?
 CLEARCO
                                        A lei non basta.
 TEMISTOCLE
 Mi vuol fuor del suo seno?
 Fuor de la Grecia? E ancor del mondo?
 CLEARCO
                                                                         Il vuole.
 TEMISTOCLE
 Per me libera e salva,
215odia tanto quel sangue,
 la cui gran parte e la miglior per essa
 dal sen versai, debole ancora e vuoto?
 E sarò da’ miei mali
 e dal suo disonor reso più noto?
 CLEARCO
220Tanto la patria chiede.
 TEMISTOCLE
 A me dilla nemica, a me matrigna.
 E tu, Clearco, il solo
 che, fra quanti mi diede
 e mi tolse fortuna, infidi amici,
225mi lusingai costante,
 tu a la figlia Eraclea scielto in consorte,
 tu pur vuoi la mia morte.
 CLEARCO
 Non più, signore. Il duro uffizio adempio
 con quel duol che conviene
230a una antica amicizia, a un forte amore;
 servo insieme a la patria ed al mio core.
 TEMISTOCLE
 E ’l crederò?
 CLEARCO
                          Dammi le braccia e senti
 qual cor ti serbi.
 TEMISTOCLE
                                 O stelle... (Abbracciandosi)
 
    Se un amico a me rendete,
235meco ingiuste più non siete.