Griselda, Venezia, Pasquali, 1744

 ARGOMENTO
 
    Gualtiero (da me intitolato nel dramma re di Sicilia, e ciò per maggior nobiltà della scena, tuttoché nella storia altro egli non fosse che marchese di Saluzzo) invaghitosi d’una semplice contadina per nome Griselda, da lui veduta più volte nell’occasione della caccia, la prese in moglie, non potendo altrimenti espugnar la virtù di lei né soddisfare al suo amore. Un sì disugual matrimonio diede a’ popoli motivo di mormorarne e, dopo la nascita d’una fanciulla, primo frutto di queste nozze, sarebbero eglino passati a qualche sollevazione, se il re non l’avesse ripressa, facendo credere di aver fatta morire la figlia, da me chiamata Costanza, e non l’avesse di nascosto inviata ad un principe suo amico che nel mio dramma è nominato Corrado, principe di Puglia, perché la educasse segretamente. Era già arrivata all’età di quindici anni Costanza, senzaché ella o altri, fuor di Gualtiero e Corrado, sapesse la vera condizione della sua nascita, cui tuttavolta Corrado pubblicamente diceva non esser men che reale. Aveva questi un fratel minore, per nome Roberto, che, allevato insieme con la principessa, si amarono reciprocamente sin da’ primi anni; e cotesto loro scambievole amore fu da Corrado ancora approvato.
    In questo mentre nacque un altro fanciullo a Griselda; e tornando allora i popoli ad una nuova sollevazione, istigati sotto mano da Otone, nobilissimo cavaliere del regno ch’era amante della regina, Gualtiero volle por fine a tali disordini, con la finzione di ripudiare Griselda e di ritrovarsi altra sposa. Usò egli questo artifizio perché, conoscendo la virtù della moglie, voleva ch’ella ne desse pubbliche prove e che quindi i sudditi conoscessero quanto ella meritasse quel grado che più era nobilitato per lei, dalla grandezza dell’animo, che oscurato dalla viltà della nascita. Tanto egli fece; scrisse a Corrado che gli conducesse Costanza in qualità di sua sposa; intimò a Griselda il ripudio; la rimandò alla sua capanna; ed ella sofferse il tutto con una eroica fortezza. I finti rigori di Gualtiero e le vere persecuzioni di Otone, che in tali disgrazie di Griselda si va adulando di poterla ottenere per moglie, fanno l’intreccio principale della mia favola, con quegli avvenimenti che per entro si ravvisano.
    La scena è intorno a Palermo.