Griselda, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA ULTIMA
 
 TUTTI
 
 GUALTIERO
 Griselda.
 GRISELDA
                    Altro non manca
 che il sovrano tuo impero.
 GUALTIERO
                                                  Impaziente
1095è un amor tutto foco.
 GRISELDA
 Anche Griselda amasti.
 GUALTIERO
 La tua viltà le chiare fiamme estinse.
 GRISELDA
 Per l’illustre tua sposa ardano eterne.
 Ah! Non voler da lei
1100de la mia tolleranza i rari esempi.
 Mal può darli Costanza,
 gentil di sangue e poco
 d’una rigida sorte,
 qual io vil donna, in mezzo agli ostri avvezza.
 COSTANZA
1105(O bontade).
 ROBERTO
                           (O virtude).
 GUALTIERO
                                                    (Il cor si spezza).
 CORRADO
 Che più chiedi? (Piano a Gualtiero)
 GUALTIERO
                                 L’estrema (Piano a Corrado)
 prova di sua fermezza. Otton.
 OTTONE
                                                        Mio sire.
 GUALTIERO
 Ti avanza; e tu, Griselda...
 GRISELDA
 Ubbidisco. (Che fia?)
 ROBERTO
1110E ti perdo?
 COSTANZA
                        E non moro?
 A DUE
                                                  Anima mia.
 GUALTIERO
 Assai soffristi. È degno
 di premio il tuo coraggio. Io n’ho pietade.
 Più non sarai, Griselda,
 pastorella ne’ boschi o ancella in corte.
1115Ma...
 GRISELDA
             Che?
 GUALTIERO
                         (Cor mio, che tenti?)
 GRISELDA
 Signor...
 GUALTIERO
                   Del fido Otton sarai consorte.
 OTTONE
 (Gioie, non mi uccidete).
 GRISELDA
 Io d’Ottone?
 GUALTIERO
                          La fede
 a lui porgi di sposa.
 GRISELDA
 Ah! Mio sire...
 GUALTIERO
                          Ubbidisci.
 Tel comanda il tuo re.
 GRISELDA
 (Mio re, mio nume).
 GUALTIERO
                          Egli è ’l forte
 sostegno del mio scettro, egli il più chiaro
1120fregio de la Sicilia. Il sangue, il merto
 gli acquistan nel mio regno amor, rispetto,
 tale che con Griselda,
 dopo il suo re, può aver comune il letto.
 GRISELDA
 Io di Ottone?
 GUALTIERO
                            La fede
1125a lui porgi di sposa.
 OTTONE
 (O sorte avventurosa).
 GRISELDA
 Ah! Mio sire.
 GUALTIERO
                           Ubbidisci.
 Tel comanda il tuo re.
 GRISELDA
                                          Mio re, mio nume,
 mio sposo un tempo e mio diletto ancora,
1130se de’ tuoi cenni ognora
 legge mi feci, il sai. Dillo tu stesso.
 Popoli, il dite voi, voi che ’l vedeste.
 Mi ritogliesti il regno;
 m’imponesti l’esiglio;
1135tornai ninfa a le selve;
 venni ancella a la reggia,
 ministra a’ tuoi sponsali.
 Mali, rischi, sciagure, onte, disprezzi,
 tutto, tutto soffersi,
1140senza dirti spietato,
 senza accusarti ingrato.
 Ma ch’io d’Otton sia sposa?
 Che sia d’altri il mio core,
 la mia fede? il mio amore?
1145Mi perdona, Gualtiero. È questo, è questo
 il caro ben che solo io m’ho serbato.
 Tua vissi e tua morrò, sposo adorato.
 GUALTIERO
 (Lagrime, non uscite). Omai risolvi.
 O di Ottone o di morte.
 GRISELDA
1150Morte, morte, o signor. Servi, custodi,
 aguzzate ne’ ferri,
 spremete ne’ veleni,
 ne’ tormenti inasprite
 la morte mia. La gloria
1155chi avrà di voi del primo colpo? Ah! Sposo,
 a la tua mano il [illeggibile] chieggo
 e prostrata lo chieggo, (S’inginocchia né Gualtiero la riguarda)
 se pur cader per una man sì cara
 non è, dolce consorte,
1160anzi vita che morte.
 Pur sia pena o sia dono, a te la chieggo.
 Fa’ ch’io vada agli Elisi, ombra superba,
 con l’onor di mia fede,  e ch’ivi additi
 le tue belle ferite,
1165opra già de’ tuoi lumi, or del tuo braccio.
 GUALTIERO
 (Non più, cor mio, non più). Sposa, ti abbraccio. (Volgesi improvvisamente e, sollevando Griselda, l’abbraccia)
 OTTONE
 (Misero Otton).
 TUTTI
                                Viva Griselda, viva.
 GUALTIERO
 Popoli, che rei siete
 del cielo e del re vostro, omai scorgete
1170qual regina ho a voi scelta, a me qual moglie.
 La virtù, non il sangue
 tal la rende a’ vostr’occhi ed al mio core.
 Or con tal pentimento
 facile a voi perdono il vostro errore.
 OTTONE
1175Gran re, solo è mia colpa
 il pubblico delitto. Io fui che, spinto
 da l’amor [illeggibile] per Griselda, indussi il regno
 più volte a l’ire. Ebber gran forza i doni
 ne l’anime volgari,
1180ne le grandi il mio esempio.
 Ecco, perdon ti chiedo.
 GUALTIERO
 Il tuo dolor mi basta e tel concedo.
 CORRADO
 Nobil pietà!
 COSTANZA e ROBERTO
                         (Che spero?)
 GUALTIERO
 Ma tu taci, o Griselda ?, e lieta appena
1185al tuo amico destin mostri la fronte?.
 Forse non gli dai fede? O forse intera
 non è ancor la tua gioia?
 GRISELDA
 Tel confesso. Mi è pena
 di Costanza la sorte. Ella era degna
1190di te.
 GUALTIERO
             Sposa del padre è mai la figlia?
 GRISELDA, COSTANZA
 Come?
 GUALTIERO
                 Il dica Corrado.
 CORRADO
 Sì, Costanza è tua prole
 che piangesti trafitta.
 GRISELDA
                                          O figlia!
 COSTANZA
                                                            O madre!
 GRISELDA
 Ben mel predisse il core e non l’intesi.
 GUALTIERO
1195Tu l’amor di Costanza,
 ch’ora in sposa ti dono,
 tutto non m’involar, Roberto amato.
 ROBERTO
 Il tuo dono, o gran re, mi fa beato.
 GUALTIERO
 Meco omai riedi, o cara,
1200su la real mia sede.
 OTTONE
 E sia Everardo il tuo, ma tardo, erede.
 CORO
 
    Imeneo, che sei d’amore
 dolce ardor, nodo immortale,
 de la coppia alma reale
1205stringi l’alma, annoda il core.
 
 GUALTIERO e ROBERTO
 
    Bianca man, col tuo candore
 di un bel core ancor fai fede.
 
 GRISELDA e COSTANZA
 
    Di quest’alma, ove amor siede,
 spirto e vita è sol l’onore.
 
 Ballo di siciliani e di pugliesi che festeggiano il fine del dramma.