Griselda, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XIII
 
 GRISELDA, poi OTTONE con gente armata
 
 GRISELDA
 Viene Otton. Sola, inerme,
 che far posso? Il mio dardo (Va a prendere il suo dardo, lasciato sul letto)
725sia almen la mia difesa.
 OTTONE
 Qual difesa a te cerchi?
 GRISELDA
                                             Empio, vien pure
 a svenar dopo il figlio anche la madre.
 OTTONE
 Suo uccisor mi temesti; ei m’ebbe padre.
 GRISELDA
 Vive il mio figlio?
 OTTONE
                                    E seco
730tu pur vivrai, Griselda,
 e mia.
 GRISELDA
               Lo speri invano.
 OTTONE
 Segui il mio piè.
 GRISELDA
                                 Più tosto
 di’ ch’io vada a la tomba.
 OTTONE
                                                E che far pensi?
 GRISELDA
 Ciò che può far cor disperato o forte,
735darti o ricever morte.
 OTTONE
                                          Ora il vedremo.
 GRISELDA
 Ti scosta o questo dardo
 t’immergerò nel core.
 OTTONE
 Bella, vi aperse altre ferite amore.
 GRISELDA
 Seguir saprà la destra
740l’orme degli occhi.
 OTTONE
                                    È vano
 contender più.
 GRISELDA
                              Lasciami in pace.
 OTTONE
                                                                Vieni
 e reo non mi sforzar di maggior fallo.
 GRISELDA
 Il minor mal, ch’io tema, è ’l tuo furore.
 OTTONE
 Temi dunque il mio amore.
 GRISELDA
745Numi, soccorso, aita. (Il re apre l’uscio e si avanza)
 OTTONE
 Su, miei fidi, eseguite. Il re l’impone.