Griselda, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA XI
 
 GUALTIERO e le suddette
 
 GUALTIERO
670De’ tuoi be’ sguardi è troppo indegno, o cara,
 questo rustico tetto.
 COSTANZA
                                       Illustre e degno
 la sua gentile abitatrice il rende.
 GUALTIERO
 Anche qui vieni a tormentarmi, o donna?
 GRISELDA
 Mio re, non è mia colpa.
675Questo è ’l povero mio soggiorno antico.
 GUALTIERO
 Più non dirmi tuo re ma tuo nemico.
 COSTANZA
 Se i prieghi miei del tuo favor son degni...
 GUALTIERO
 E che non può Costanza
 su questo cor?
 COSTANZA
                             Concedi
680che più dal fianco mio costei non parta.
 Ne la reggia, ne’ boschi, ovunque i’ vada,
 siami compagna o serva.
 GUALTIERO
 A te serva costei? Qual sia ti è noto.
 COSTANZA
 Vile, se miro a’ panni,
685nobil, se al volto.
 GUALTIERO
                                 È questa
 quella un tempo mia moglie
 che amai per mia sciagura, alzata al trono,
 perché ne fosse eterna macchia.
 COSTANZA
                                                            O dio!
 GUALTIERO
 Quella che nota al mondo
690reser la sua viltade e l’amor mio.
 COSTANZA
 Griselda?
 GUALTIERO
                     Ah! Più non dirlo. Anche al mio labbro
 venne il nome abborrito e pur lo tacque.
 Più ignobil moglie...
 GRISELDA
                                                                           E più fedel.
 GUALTIERO
                                                                           Non nacque.
 COSTANZA
 Sia vile; oscura sia; con forza ignota
 un amor non inteso a lei mi strigne.
 GUALTIERO
695Difficil nodo.
 COSTANZA
                           E in amistà più raro.
 GRISELDA
 (A maggior tolleranza il cor preparo).