Griselda, Venezia, Marciana, autografo

 SCENA V
 
 OTTONE e GRISELDA
 
 OTTONE
 Regina, se più badi,
115più regina non sei.
 GRISELDA
 (Costui quanto è importuno!)
 OTTONE
                                                         In su le chiome
 ti vacilla il diadema.
 A serbartelo Ottone è sol bastante,
 fido vassallo e cavaliere amante.
 GRISELDA
120Chi mi toglie il diadema
 mi ritoglie un suo don. Se perde il capo
 l’insegne di regina, a me [illeggibile] costante
 resta il cor di Griselda.
 OTTONE
 E soffrir puoi ch’altra ti usurpi un fregio
125che a te sola convien?
 GRISELDA
                                          Fregio che basta
 è l’innocenza a l’alma.
 OTTONE
                                           Io, se l’imponi,
 anche in braccio a Gualtiero
 svenerò chi ti toglie
 il nome di regina e quel di moglie.
 GRISELDA
130Iniquo! E lo potresti? E tal mi credi?
 OTTONE
 Pensa che in un rifiuto
 perdi troppo.
 GRISELDA
                            Che perdo?
 OTTONE
 Regno.
 GRISELDA
                Che mio non era.
 OTTONE
 Grandezze.
 GRISELDA
                        Oggetto vile.
 OTTONE
135Sposo. Figlio.
 GRISELDA
                            Che meco resta,
 lontano ancor, ne l’alma mia scolpito.
 GRISELDA
                            L’ha in cura il cielo.
 OTTONE
 Sposo.
 GRISELDA
                Che meco resta,
 lontano ancor, ne l’alma mia scolpito.
 OTTONE
 Un tuo sguardo, Griselda,
 dà tempre a questo ferro; ed un suo colpo
140troncherà i tuoi perigli; e tu nol curi?
 GRISELDA
 Col prezzo de la colpa
 grandezza non si ottien, si ottien ruina.
 Sinché il senso è vassallo, io son regina.
 
    Ne la crudel mia sorte
145non ti lusinghi il cor
 vana speranza.
 
    Più stabile e più forte
 vedrai del suo rigor
 la mia costanza.