Griselda, Venezia, Marciana, autografo

 ARGOMENTO
 
    Gualtiero (da me intitolato nel dramma re di Sicilia, e ciò per maggior nobiltà della scena, tuttoché altro egli non fosse che marchese di Saluzzo) invaghitosi d’una semplice contadina per nome Griselda, da lui più volte veduta nell’occasione della caccia, la prese in moglie, non potendo altrimenti espugnar la virtù di lei né soddisfare al suo amore. Un sì disugual matrimonio diede a’ popoli motivo di mormorarne e, dopo la nascita d’una fanciulla, primo frutto di queste nozze, sarebbero eglino passati a qualche sollevazione se il re non l’avesse ripressa, facendo credere di aver fatta morir la figliuola, da me chiamata Griselda Costanza, e non l’avesse di nascosto inviata ad un principe suo amico che nel dramma è Corrado, principe di Puglia, perché la educasse segretamente. Era già arrivata all’età di quindici anni Costanza, senzaché ella od altri, fuor di Gualtiero e Corrado, sapesse la vera condizione della sua nascita cui tuttavolta Corrado pubblicamente diceva non esser men che reale. Aveva questi un fratel minore per nome Roberto che, allevato insieme con la principessa, si amarono reciprocamente sin da’ prim’anni; e cotesto loro scambievole amore fu da Corrado ancora approvato. In questo mentre nacque un altro altro figliuolo a Griselda; e tornando allora i popoli ad una nuova sollevazione, istigati sotto mano da Ottone, nobilissimo cavaliere del regno che era amante della regina, Gualtiero volle por fine a tali disordini, con la finzione di ripudiare Griselda e di ritrovarsi altra sposa. Usò egli quest’artifizio poiché, conoscendo la virtù della moglie, voleva che ella ne desse pubbliche prove e che quindi i sudditi conoscessero quanto ella meritasse quel grado il quale più era nobilitato per lei, dalla grandezza dell’animo, che oscurato dalla viltà della nascita. Tanto egli fece. Scrisse a Corrado che gli conducesse Costanza in qualità di sua sposa. Intimò a Griselda il ripudio. La rimandò alla sua capanna; ed ella sofferse il tutto con una eroica fortezza. I finti rigori di Gualtiero e le vere persecuzioni di Ottone, che in tali disgrazie di Griselda si va adulando di poterla ottenere per moglie, fanno tutto l’intreccio principale di questa favola, con quegli avvenimenti che per entro vi si ravvisano.
    Non molto diversamente dal mio racconto narrano i fatti le avventure di Griselda, primieramente il Boccaccio, nell’ultima novella del suo Decamerone, il Petrarca in uno de’ suoi opuscoli latini e Jacopo Filippo da Bergamo nel suo Supplemento alle Cronache.