Griselda, Venezia, Niccolini, 1701

 SCENA VI
 
 COSTANZA e ROBERTO
 
 COSTANZA
 Tu partire, o Roberto,
1015da questa reggia, ove il tuo cor mi lasci
 e donde il mio t’involi?
 Tu de’ miei sguardi ancor torti il diletto?
 Tormi quello de’ tuoi?
 Senza darmi un addio?
1020Se’ ben empio al tuo core e ingrato al mio.
 ROBERTO
 Una regina e moglie
 che da me può voler? Vederne i pianti?
 Ascoltarne i sospiri?
 Da l’aure i senti e ne l’arene i miri.
 COSTANZA
1025Onor, nume tiranno,
 offensor di natura, a che mi astringi?
 Amor, nodo soave,
 già mia gioia, or mia pena, ove mi guidi?
 (Men colpevoli siete,
1030affetti del cor mio, se siete infidi).
 Va’ pur, Roberto; e poiché rea mi lasci,
 sappi tutto il mio errore;
 d’altri fia questa man, tuo questo core.
 ROBERTO
 Cessa d’amarmi o ’l taci;
1035e porterò lontano,
 se non più lieto, almen più ratto il piede.
 Gran lusinga a l’indugio è la tua fede.
 COSTANZA
 Va’ pur; t’affretto anch’io.
 Gran periglio è l’indugio a l’onor mio.
1040Parti.
 ROBERTO
              Senza un amplesso?
 COSTANZA
                                                     Amor... (Si prendon per mano)
 ROBERTO
                                                                     Fortuna...
 COSTANZA
 Che dal cor...
 ROBERTO
                           Che da l’alma...
 COSTANZA
 Mi svelli...
 ROBERTO
                      Mi dividi... (Si abbracciano)
 A DUE
 O per sempre ne unisci o qui m’uccidi.