Griselda, Venezia, Niccolini, 1701

 ARGOMENTO
 
    Gualtiero (da me intitolato nel drama re di Sicilia per maggior nobiltà della scena, tuttoché nella storia altro egli non fosse che marchese di Saluzzo) invaghitosi d’una semplice contadina per nome Griselda, da lui veduta più volte nell’occasione della caccia, la prese in moglie, non potendo altrimenti espugnar la virtù di Griselda né soddisfare al suo amore. Un sì disugual matrimonio diede a’ popoli occasione di mormorarne e, dopo la nascita d’una fanciulla, primo frutto di queste nozze, sarebbero passati a qualche sollevazione, se il re non l’avesse ripressa, faccendo credere di aver fatta morire la figlia, da me chiamata Costanza, e di nascosto inviandola ad un principe suo amico che nel mio drama è Corrado, principe di Puglia, perché la educasse segretamente. Era già arrivata all’età di quindici anni Costanza, senzaché ella o altri, fuor di Gualtiero e Corrado, sapesse la vera condizione della sua nascita che tuttavolta Corrado pubblicamente diceva non esser men che reale. Aveva questi un fratel minore, per nome Roberto, che, allevato assieme con la principessa, l’aveva principiata ad amare, tostoché fu capace il suo cuore d’una passione sì delicata; e non solo codesto suo amore da Costanza fu corrisposto ma da Corrado ancora approvato.
    In questo mentre nacque un altro fanciullo a Griselda; e tornando allora i popoli ad una nuova sollevazione, istigati da Otone, nobilissimo cavaliere del regno ch’era amante della regina, Gualtiero volle por fine a tali disordini, con la finzione di ripudiare Griselda e di ritrovarsi altra sposa. Usò egli questo artifizio perché, conoscendo pienamente la virtù della moglie, voleva ch’ella ne dasse pubblica pruova e che quindi i sudditi conoscessero quanto ella meritasse quel grado che più era nobilitato per lei, dalla grandezza dell’animo, che oscurato dalla viltà della nascita. Tanto fece; scrisse a Corrado che gli conducesse Costanza in qualità di sua moglie; intimò a Griselda il ripudio; la rimandò alle sue selve; ed ella sofferse il tutto con una fortezza più che donnesca. I finti rigori di Gualtiero e le vere persecuzioni di Otone, che in tali disgrazie di Griselda si va adulando di poterla ottenere per moglie, fanno tutto l’intreccio della mia favola, con quegli avvenimenti che per entro vi si ravvisano.