Lucio Vero, Venezia, Pasquali, 1744

 SCENA IV
 
 BERENICE e LUCIO VERO
 
 BERENICE
 Cesare.
 LUCIO VERO
                 Non ti aggravi
500che in tal luogo, in tal ora io sol ti attenda
 e ti parli, o regina.
 BERENICE
 Certa di tua virtù, temer che devo?
 LUCIO VERO
 Qui dove più gentil l’aura scherzando
 va tra’ rami e tra i fiori,
505siediti meco. (Il luogo
 par che ragion faccia a’ miei dolci ardori).
 BERENICE
 (Che mai sarà?) Ubbidisco. (Si assidono)
 LUCIO VERO
 Berenice, oggi il mondo,
 al cui destino ogni mio sguardo è legge,
510da’ miei sponsali una che venga a parte
 e del mio letto e del mio trono attende.
 Ben mi è noto qual devi
 nodrir per Vologeso affetto e fede.
 BERENICE
 Obbligo mel comanda e amor mel chiede.
 LUCIO VERO
515Pur se al tempo rifletti in cui lo amasti,
 se allo stato in cui sei,
 se a quel che ti destina un cor monarca,
 è viltà se più l’ami,
 è costanza se ’l lasci. Alle tue chiome
520il diadema latino e a te riserbo
 d’augusta insieme e di consorte il nome.
 BERENICE
 Signore, in pochi accenti
 gran cose esponi e assai maggior ne tenti.
 Se con le regie offerte
525ischernirmi ti piace,
 è crudeltà lo scherno
 e, se tentarmi, è offesa.
 Pur nello stato, in cui
 siamo, tu di sovrano ed io di serva,
530a te tutto far lice, a me soffrirlo.
 LUCIO VERO
 Ch’io t’inganni, regina, e ch’io t’offenda?
 BERENICE
 E chi non sa che sì bel giorno è scelto
 a coronar Lucilla?
 LUCIO VERO
 No, non avrà Lucilla
535parte del soglio mio, se ancor non ebbe
 parte mai del mio cor. Ben da quell’ora,
 da quell’ora fatale in cui ti vidi,
 
    benché fieri o lagrimosi,
 vi amai, v’idolatrai, lumi vezzosi.
 
 BERENICE
540Cesare, io molto udii; tu molto hai detto; (Si leva)
 e il mio lungo silenzio
 al mio ossequio donai, non al tuo affetto.
 Quell’alto onor, quel grande
 titolo, di cui pensi
545l’orecchio empirmi, è nome vano, è colpa,
 se di viltà mi tenta.
 Vologeso è il mio sposo.
 Tutto il mio cor, tutta quest’alma e tutti
 gli affetti miei son suoi. Diadema e trono
550dividerli non può dal caro oggetto.
 Riprenditi il tuo dono;
 s’anche fosse maggior, non deggio amarlo;
 e col coraggio stesso,
 con cui darlo tu puoi, so rifiutarlo.
 LUCIO VERO
555Un cieco amor troppo ti rende audace. (Si leva)
 BERENICE
 Virtù è talor l’audacia stessa.
 LUCIO VERO
                                                       Ogni altra
 che Berenice avrebbe
 meritato il mio sdegno.
 BERENICE
 Più dell’ira, il tuo amor mi fa spavento.
 LUCIO VERO
560Non irritar, regina,
 chi può farsi ubbidir, benché ti preghi.
 Non ti chiedo il tuo onor; chiedo il tuo affetto;
 potrei chiederlo augusto e il voglio amante.
 Pensa né consigliarti
565con la tua crudeltà. Qualche momento
 dono ancora al tuo amor, dono al tuo sposo;
 ma pensa che da lui
 pende la tua grandezza e il mio riposo.
 BERENICE
 
    Ho risolto che non voglio...
 
 LUCIO VERO
 
570Pensa ancora,
 pria che dir: «Non voglio amarti».
 
    Tu il puoi dir con tanto orgoglio
 a un amante che ti adora,
 non a un tuo vincitor che può sforzarti.