Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA XI
 
 LUCILLA e LUCIO VERO con guardie
 
 LUCIO VERO
 Qui mi si guidi il prigionier nemico.
 LUCILLA
685Cesare.
 LUCIO VERO
                 Principessa.
 LUCILLA
 Ti sorprende il mio arrivo?
 LUCIO VERO
 Tu vieni...
 LUCILLA
                      A udir da la tua bocca istessa
 l’offesa che mi fai nel tuo rifiuto.
 LUCIO VERO
 Sì, Lucilla, il confesso.
690Amo, sì, Berenice.
 Invan da que’ begli occhi
 mi difesero i tuoi. La colpa udisti.
 Sfoga pur l’odio tuo; dimmi spergiuro,
 ingrato, traditor, nomi che tutti
695convengono al mio eccesso;
 del tuo cuor, del tuo labbro
 merito l’ire e mi condanno io stesso.
 LUCILLA
 No, cesare, ti assolvo; e vieto al labbro
 le inutili querele.
700Col trofeo del mio pianto
 non vo’ accrescer l’orgoglio a un infedele.
 LUCIO VERO
 Da te, dopo un rifiuto,
 non attendea sì bel perdon; ma forse,
 quando temo tradirti, alor ti servo.
705Era tra’ nostri cuori
 una secreta nemistade; e come
 io non t’amai, tu non mi amasti.
 LUCILLA
                                                             Iniquo,
 io non t’amai? Che dunque feci? Io pure
 per te di tutta Roma
710sprezzai gli affetti, a te rivolsi i miei.
 Ti fe’ cesare Aurelio; io diedi il voto.
 Ti fe’ mio sposo il padre; io diedi il cuore.
 Ruppe il Parto rubello
 nodi sì dolci; io m’attristai. Vincesti;
715fu mio l’onor de’ primi applausi. Intese
 Roma con sdegno i tuoi novelli amori;
 io fui la sola, ingrato,
 che cercando difese al tuo delitto
 ti assolvea nel mio cuore;
720e lasciai per seguirti, anche tradita,
 la patria in abbandono e ’l genitore.
 LUCIO VERO
 (Quanto è noiosa).
 LUCILLA
                                     Ed io,
 io non t’amai? Come puoi dirlo? In questo,
 in questo punto istesso
725che mi rifiuti, io temo ancor d’amarti.
 E ancor taci, spergiuro?
 LUCIO VERO
                                              E ancor non parti?
 LUCILLA
 Ah, perfido, di pena
 l’ore ti son che meco perdi. Il vedo,
 con Berenice sei, non con Lucilla.
730Tu la cerchi cogli occhi,
 tu le parli col cuor; vanne pur seco
 con fronte più tranquilla
 de’ miei mali a gioir; ma dove andrai,
 temi di ritrovarvi ancor Lucilla.
 
735   Vanne e godi,
 cuore infido, ingrato cuor.
 
    Forse ancor de le tue frodi,
 del mio torto avrai dolor.