Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA VI
 
 VOLOGESO e BERENICE
 
 VOLOGESO
 Non è sazio il destino,
 sposa, de’ nostri mali. Ancora in noi
 v’è qualche parte illesa
 e tal che meritar può gli odi suoi.
 BERENICE
595Sia la nostra costanza
 suo rimprovero e scherno. Alfin stancarlo
 può sofferenza e disarmarlo ancora.
 VOLOGESO
 Con occhio asciutto ognora
 incontrai le sciagure. Una v’è alfine
600che desta i miei timori e li discolpa,
 il vederti d’altrui. L’empio tiranno,
 ciò che per me sperai, chiede il tuo affetto;
 e vuole a sì gran prezzo
 dar fama a la mia morte e al suo diletto.
 BERENICE
605Mio re, se così ’l fato
 sol può farti infelice, ei s’arma invano,
 tu invan paventi. Quanto
 crescono i mali tuoi, cresce il mio amore.
 Son per te Berenice,
610benché servo tu sia, benché depresso.
 Non amai la tua sorte; amai te stesso.
 VOLOGESO
 Ma chi può del tiranno
 torti agl’insulti?
 BERENICE
                                Un fermo cor. Rinforza,
 assicura i tuoi voti.
615Sarò qual fui, qual più mi brami, o caro;
 e mai da l’amor tuo, da la tua sorte
 non potrà dilungarmi altri che morte.