Lucio Vero, Venezia, Niccolini, 1700

 SCENA IV
 
 LUCIO VERO e BERENICE
 
 BERENICE
500Cesare.
 LUCIO VERO
                 Non ti aggravi
 che in tal luogo, in tal ora io sol ti attenda
 e ti parli, o regina.
 BERENICE
 Certa di tua virtù, temer che devo?
 LUCIO VERO
 Qui dove più gentil l’aura scherzando
505va tra’ rami e tra’ fiori,
 siediti meco. (Il luogo
 par che ragion faccia a’ miei dolci ardori).
 BERENICE
 (Che mai sarà?) Ubbidisco. (Si assidono)
 LUCIO VERO
 Berenice, oggi il mondo,
510al cui destino ogni mio sguardo è legge,
 da’ miei sponsali una che venga a parte
 e del mio letto e del mio trono attende.
 Ben mi è noto qual devi
 nodrir per Vologeso affetto e fede.
 BERENICE
515Obbligo mel comanda e amor mel chiede.
 LUCIO VERO
 Pur se al tempo rifletti in cui lo amasti,
 se allo stato in cui sei,
 se a quel che ti destina un cuor monarca,
 è viltà se più l’ami,
520è costanza se ’l lasci. A le tue chiome
 il diadema latino e a te riserbo
 d’augusta insieme e di consorte il nome.
 BERENICE
 Signore, in pochi accenti
 gran cose esponi e assai maggior ne tenti.
525Se con le regie offerte
 ischernirmi ti piace,
 è crudeltà lo scherno
 e, se tentarmi, è offesa.
 Pur ne lo stato, in cui
530siamo, tu di sovrano ed io di serva,
 a te tutto far lice, a me soffrirlo.
 LUCIO VERO
 Ch’io t’inganni, regina, e ch’io t’offenda?
 BERENICE
 E chi non sa che sì bel giorno è scielto
 a coronar Lucilla?
 LUCIO VERO
535No, non avrà Lucilla
 parte del soglio mio, se ancor non ebbe
 parte mai del mio cuor. Ben da quell’ora,
 da quell’ora fatale in cui vi vidi,
 
    benché fieri o lagrimosi,
540vi amai, v’idolatrai, lumi vezzosi.
 
 BERENICE
 Cesare, io molto udii; tu molto hai detto; (Si leva)
 e ’l mio lungo silenzio
 al mio osequio donai, non al tuo affetto.
 Quell’alto onor, quel grande
545titolo, di cui pensi
 l’orecchio empirmi, è nome vano, è colpa,
 se di viltà mi tenta.
 Vologeso è ’l mio sposo.
 Tutto il mio cuor, tutta quest’alma e tutti
550gli affetti miei son suoi. Diadema e trono
 dividerli non può dal caro oggetto.
 Riprenditi il tuo dono;
 s’anche fosse maggior, non deggio amarlo;
 e col coraggio stesso,
555con cui darlo tu puoi, so rifiutarlo.
 LUCIO VERO
 Un cieco amor troppo ti rende audace. (Si leva)
 BERENICE
 Virtù è talor l’audacia stessa.
 LUCIO VERO
                                                       Ogn’altra
 che Berenice avrebbe
 meritato il mio sdegno.
 BERENICE
560Più de l’ira, il tuo amor mi fa spavento.
 LUCIO VERO
 Non irritar, regina,
 chi può farsi ubbidir, benché ti prieghi.
 Non ti chiedo il tuo onor; chiedo il tuo affetto;
 potrei chiederlo augusto e ’l voglio amante.
565Pensa né consigliarti
 con la tua crudeltà. Qualche momento
 dono ancora al tuo amor, dono al tuo sposo;
 ma pensa che da lui
 pende la tua grandezza e ’l mio riposo.
 BERENICE
 
570   Ho risolto che non voglio...
 
 LUCIO VERO
 
 Pensa ancora,
 pria che dir: «Non voglio amarti».
 
    Tu ’l puoi dir con tanto orgoglio
 a un amante che ti adora,
575non a un tuo vincitor che può sforzarti.