Faramondo, Venezia, Pasquali, 1744

 ARGOMENTO
 
    A Gustavo, re de’ Boemi e de’ Cimbri, concesse il cielo tre figliuoli: Sveno, Adolfo, e Rosimonda. Di questa invaghitosi Gernando, re degli Svevi, fece per mezzo di ambasciatori richiederla al re suo padre per moglie; ma, qualunque ne fosse il motivo o di politica o di alterigia, ne riportò da Gustavo il rifiuto, del che oltremodo sdegnatosi né potendo egli solo far la guerra ad un monarca le cui forze erano di gran lunga maggiori delle sue, ricorse all’aiuto di Faramondo re della Franconia, principe suo confederato ed amico, da cui altre volte avea ricevuto la libertà ed era stato rimesso nel regno. Faramondo, tuttoché fosse amico anche di Gustavo, al cui figlio Adolfo, che si tratteneva in sua corte, trattava allora di conceder in moglie la principessa Clotilde sua sorella, avendo nulladimeno maggior impegno di amicizia con lo Svevo, ruppe il trattato di nozze; unissi con Gernando e, vinto in una battaglia campale l’esercito di Gustavo, entrò armato nella Cimbria ponendola tutta a ferro ed a fuoco. Gustavo, sprovveduto di forze per por argine ad un esercito vittorioso, fu costretto portarsi nella Boemia per raccogliervi una nova armata; ed intanto i due re collegati entrando nel paese nimico de’ Cimbri se ne impossessarono agevolmente, assediando nella sua metropoli Sveno e Rosimonda. Avendo ivi inteso che Gustavo si appressava con nuove forze maggiori delle passate per far loro scioglier l’assedio, diedero un feroce generale assalto alla città e riuscì a Faramondo il prenderla e l’uccidervi di sua mano Sveno che n’era alla difesa.
    La morte di questo principe dà occasione a tutto l’intreccio del dramma, poiché quindi ne nasce che con giuramento inviolabile presso alla superstizione del gentilesimo, Rosimonda giura la morte di Faramondo; e Gustavo promette in consorte la figlia e in premio la Cimbria a chi verrà a presentargli il capo tronco del re nimico. Nel tempo stesso che Faramondo sull’imbrunir della notte prende la città, riesce a Teobaldo, uno de’ capitani e il più confidente di Gustavo, far prigioniera nel campo de’ Franchi la principessa Clotilde, condottavi dal fratello, conforme al noto costume degli antichi popoli della Germania che usavano condur seco nelle guerre tutta la loro famiglia. L’odio che spinge Teobaldo a’ danni di Faramondo non deve in lui condannarsi sino alla fine della favola, ove si scopre qual fosse Sveno, creduto figliuolo di Gustavo, e Childerico, stimato figliuolo di Teobaldo. Da queste azioni si dà cominciamento al dramma che prende il nome di /IFaramondo/I dal suo attor principale.
    Questi è quel Faramondo che, prima essendo re della Franconia, chiamato poscia dal suo coraggio alla conquista di un regno, in cui nulla avesse di parte la nascita o la fortuna ma che tutto fosse del suo valore, passato il Reno andò ad insignorirsi delle Gallie e, dando loro il nome di Francia, fu il primo che con lo stabilimento della legge salica desse principio a quella in ogni tempo gloriosa e formidabile monarchia. Del suggetto principale di questo dramma, per tacere monsieur di Mézeray, de la Serre, Verdier ed altri storici francesi, confesso di esser singolarmente tenuto a monsieur de la Calprenède che non solo me ne ha dato il motivo ma ancora mi ha somministrata una parte del viluppo della seconda parte del suo Faramondo o sia della sua Storia di Francia.