Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA VIII
 
 GERNANDO, TEOBALDO con guardie, FARAMONDO nascosto
 
 TEOBALDO
 Signor, non t’inoltrar. Quelle che miri
 son de’ Franchi le tende.
 GERNANDO
                                               Amico, in parte
 siamo, ove alcun non è che osservi o possa
 scuoprir le occulte trame.
 TEOBALDO
                                                 I cenni attendo.
 GERNANDO
1345Già nel campo de’ Cimbri
 sono i miei Svevi, alme feroci e degne
 d’ubbidire a Gernando.
 TEOBALDO
                                              Io di Gustavo
 tengo a fianco guerrieri, a me ben noti
 per coraggio e per fede.
 GERNANDO
1350Rosimonda disegno
 mal guardata rapir. Nel punto stesso
 Gustavo prigionier chiedo al tuo braccio.
 TEOBALDO
 Sire, il mio re?
 GERNANDO
                               De l’alma
 ricomponi il tumulto. Io qui non cerco
1355l’eccidio del tuo re. Quel cerco solo
 de l’empio Faramondo.
 Te ne accerti il mio onor. S’amo la figlia,
 non odio il padre; odio ’l rival che l’ama.
 TEOBALDO
 Non più; che a te consacra
1360la sua vita Teobaldo e la sua fama.
 GERNANDO
 L’opra ricusa indugi.
 TEOBALDO
                                         Ad affrettarla
 verrò.
 GERNANDO
               Che non ti deggio?
 TEOBALDO
                                                   Ecco dal colle
 scender le franche genti.
 Parti.
 GERNANDO
              Addio. Ti sovvenga
1365che gran pena a chi spera
 vendicarsi e goder sono i momenti.
 FARAMONDO
 (Iniqui, andrà l’empio disegno a’ venti). (Va ad incontrare i suoi che scendono dalla collina)
 GERNANDO
 
    Voglio stragi e cerco affetti;
 vo’ ferir e vo’ baciar.
 
1370   Cadrà l’empio, avrò la vaga
 che m’offende e che m’impiaga,
 ei rivale a’ miei diletti,
 ella ingrata al mio penar.