Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA XV
 
 GUSTAVO con guardie e poi ADOLFO
 
 GUSTAVO
850Faramondo è in catene e morir deve.
 Degna d’atto sì illustre
 s’apra la scena; e mole tal s’innalzi
 che Svevi, Cimbri, i numi stessi e i cieli
 obblighi spettatori.
 ADOLFO
855Benché reo, pur tuo figlio,
 mio re, mio padre, a te ritorno.
 GUSTAVO
                                                           E torni
 in onta del divieto?
 Esequisti la legge? O riedi forse
 per formar del tuo petto ancor riparo
860al prigionier nemico?
 ADOLFO
 Faramondo cattivo?
 GUSTAVO
 Questa volta le trame
 cadranno a vuoto; e di tua colpa ommai
 e padre e re vendicator m’avrai.
 ADOLFO
865La mano ond’egli parte
 caro mi rende il colpo.
 GUSTAVO
                                           Or farem prova
 di tua virtù. Tra’ ferri
 s’incateni il fellon. Sia questo il primo
 gastigo al suo delitto. E che? Sì lenti
870esequite il commando?
 ADOLFO
                                             Il regio sangue
 ad insultar destra vassalla ancora
 non principi in Adolfo.
 Di ministri o custodi
 non v’è d’uopo, o signor. Mi vuoi fra’ ceppi?
875Aspettarli è altrui colpa;
 fuggirli è mia viltà.
 GUSTAVO
                                      Ne le mie tende
 sia custodito.
 ADOLFO
                           Io vi precedo. Andiamo.
 GUSTAVO
 Va’ pur, che per punirti
 mi scorderò d’esserti padre.
 ADOLFO
                                                      E a vista
880del più atroce periglio
 sempre a me sovverrà che son tuo figlio.
 
    Se a’ piè ti morirò,
 la destra bacierò
 che mi dà morte.
 
885   Sia fiero il tuo rigor,
 l’affetto del mio cor
 sarà più forte.