Faramondo, Venezia, Nicolini, 1699

 SCENA PRIMA
 
 ROSIMONDA che assisa sul letto sostiene SVENO moribondo
 
 ROSIMONDA
 Sveno, germano. O dio!
 SVENO
                                              Moro e ti chiede
 l’ultima sorte mia sangue e non pianto.
 Sì quel di Faramondo,
 de l’iniquo uccisor...
 ROSIMONDA
                                        L’avrai, tel giuro.
5Uditemi, o del cielo, o de l’Averno
 numi temuti, odimi, o Stige, a Giove
 nome ancor sacro, e tu, bell’alma, ancora
 nel proprio sangue avvolta,
 esci più tarda e ’l giuramento ascolta.
10Orribile vendetta
 farò di chi ti uccise.
 Placherò la grand’ombra
 col sangue suo. Lo seguirò spietata
 sino al duro, a l’estremo
15de’ suoi giorni o de’ miei fatal momento.
 SVENO
 Rosimonda, già udii; moro contento.
 ROSIMONDA
 Sveno, Sveno! Ei spirò. Già tutto passa
 dal cadavere esangue
 nel mio seno il furor. L’infausto oggetto
20mi si tolga dagli occhi. (Si chiudono le cortine del letto)
 Abbastanza son piena
 de l’ira mia... Ma che mi giova un giusto
 impotente furor? Già Sveno ucciso,
 la città presa, il genitor lontano,
25che far poss’io?