Odoardo, Venezia, Albrizzi, 1698

 SCENA VIII
 
 METILDE ed ADOLFO
 
 METILDE
 Giusti dei, che fec’io? Qual freddo orrore
1030per le vene mi serpe?
 Non ho più cuor; non ho più sangue; e dove
 mi trasse amor? Così perdei me stessa?
 Tal le tue leggi infransi,
 santa onestà?
 ADOLFO
                            (S’agita e turba).
 METILDE
                                                             Ah Enrico,
1035era men rea te estinto.
 Ma se il tuo sangue ardir mi diede al fallo,
 la tua vita il corregga.
 Torna, torna in te stessa,
 mia smarrita ragione. Il tuo trascorso
1040figlio è d’amor né l’innocenza esclude.
 Anzi gloria è l’emenda.
 L’amar è fato e ’l non amar virtude.