Odoardo, Venezia, Albrizzi, 1698

 SCENA IX
 
 ODOARDO e GISMONDA
 
 GISMONDA
 (Infelice Gismonda).
 ODOARDO
 (Colpevole Odoardo).
 GISMONDA
620(Che udisti mai?)
 ODOARDO
                                    (Che mai facesti?)
 A DUE
                                                                        (Ed io...)
 ODOARDO
 (Ingannata ho Metilde?)
 GISMONDA
 (Ho perduto in amor l’idolo mio?)
 ODOARDO
 Ah Gismonda!
 GISMONDA
                              Ah Odoardo!
 ODOARDO
                                                        Eccomi salvo
 ma con qual prezzo!
 GISMONDA
                                       Eccoti salvo; e o quanto
625mi val la tua salute!
 ODOARDO
 Nulla a temer più resta
 per la mia vita; io ti compiacqui; io feci
 forza a me stesso e per tuo amor son reo.
 Ma che vegg’io? Tu piangi, o cara?
 GISMONDA
                                                                 Il cielo
630testimonio mi sia. Di tua fortuna
 nulla mi dolgo. Io la bramai; tu stesso
 a me la devi e l’amor mio ti salva.
 Ma se il mio ti dà vita,
 m’uccide il tuo.
 ODOARDO
                               Qual favellar?
 GISMONDA
                                                           Poc’anzi
635mi lusingai superba
 che tu mi amassi e ne godea quest’alma.
 Sia infedeltà, sia fato,
 più non sei mio. De le mie pene il frutto
 godrà Metilde; ed io mirar nol posso,
640mi condona, Odoardo, ad occhio asciutto.
 ODOARDO
 Qual dolor? Qual sospetto? O ciel! Gismonda
 d’infedeltà mi accusa?
 Io di Metilde? Io l’amerei? Qual fede,
 qual amor le giurai?
645Con qual cuor, con qual volto
 le sue fiamme adulai? Dillo, tu stessa
 testimonio ne fosti.
 Ma lo vedo; a’ miei detti
 tu nieghi fede o non la doni intiera.
650Abbia fine, o Gismonda,
 il tuo dolore e ’l mio. Torna Metilde;
 si disinganni.
 GISMONDA
                            Ah no, se m’ami, o caro.
 ODOARDO
 Fui debole abbastanza.
 Dal tuo timor la mia costanza imparo.