Odoardo, Venezia, Albrizzi, 1698
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Copia
SCENA XVIII
GISMONDA
GISMONDA
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Son perduta. Metilde
vuol l’amor di Odoardo o la sua morte.
S’ei la rifiuta, ah che sarà di lui?
Che di me, s’ei v’assente?
Infelice Gismonda, ovunque ei pieghi,
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tu non vedi che orror; tu sempre il perdi.
Che farai? Che risolvi?
Debole cuore, ancor dubbioso? Andiamo.
Se non salvo Odoardo, assai non l’amo.
Ne l’idolo mio
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quest’alma ha desio
serbar di sé stessa
la parte miglior.
E in lui respirando,
andrò consolando
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col ben ch’egli gode
l’afflitto mio cuor.
Fine dell’atto primo