Odoardo, Venezia, Albrizzi, 1698

 SCENA VI
 
 ODOARDO, GISMONDA e RICCARDO
 
 GISMONDA
 Sin che l’ombra e la sorte a’ voti arride,
 fuggi, signor.
 ODOARDO
                           Ch’io fugga?
 RICCARDO
100Sì, mio prence; t’affretta.
 Segui il mio piè. Fuor de le mura io stesso
 ti sarò scorta.
 GISMONDA
                            Fuggi.
 RICCARDO
                                          E pria che spunti
 il nuovo dì, sarai nel campo amico.
 Ivi duce, ivi re, vieni il Tamigi
105a scior dal giogo indegno.
 Vieni a dar col tuo ferro
 morte a un tiranno e libertade a un regno.
 GISMONDA
 Che fai?
 RICCARDO
                   Che pensi?
 ODOARDO
                                          Eh, principessa, amico,
 non è questa la via che fuor de’ ceppi
110condur mi deve e farmi grado al trono.
 Benché iniquo e crudel, benché tiranno,
 Eduino ci è re. Nome sì sacro,
 autorità sì grande
 gli han data i numi. Al loro braccio è solo
115riserbato il poter del suo gastigo.
 Colpevole è quel zelo
 che a sé lecito il crede.
 Non tenti l’uom ciò che rispetta il cielo.
 RICCARDO
 Riguardi inopportuni.
 ODOARDO
120Non fia vero, non fia ch’armi la destra
 contro il mio re, contro il fratel mio stesso;
 non fia ver ch’io fomenti
 torbidi spirti e contumaci affetti.
 GISMONDA
 Deh mio signor...
 ODOARDO
                                   Riccardo,
125se possibil mai fia, vanne e disponi
 a una pace miglior l’alme irritate.
 Fa’ che l’Anglia rubella
 getti l’armi e rimetta
 a l’arbitrio del ciel la sua vendetta.
130E tu, bella Gismonda,
 tu che la mia salvezza hai tanto a cuore,
 ascondimi, ten prego,
 se hai pietà de’ miei mali, il tuo dolore.
 GISMONDA
 Odoardo.
 RICCARDO
                     Signor.
 ODOARDO
                                     Ne la dimora
135temo il vostro periglio.
 GISMONDA
                                            E torni, o dio!...
 ODOARDO
 Gismonda, sì, torno a’ miei ceppi. Addio.
 
    Torno a’ ceppi e sol vi lascio
 il mio cuore in libertà.
 
    Fate a lui sereno aspetto,
140perché in voi ritrovi almeno
 quella pace e quel diletto
 che sperar da me non sa.